Una corsa non priva di polemiche, quella al vaccino. Che ha visto finire nel mirino nelle ultime ore l’Associazione nazionale magistrat, che ha chiesto di ricevere priorità per la somministrazione delle cure anti-Covid. Sentendosi però rispondere dal ministero della Giustizia che la linea del governo era già nota da tempo e che, quindi, una domanda non può essere accettata. “Conoscevano anche la scelta del governo di procedere alle vaccinazioni per classi di età” è la linea dell’esecutivo.
I nodi in merito erano stati d’altronde al centro del colloquio tra Anm e il ministro della Giustizia Marta Cartabia avvenuto il 18 marzo scorso. E anche in quell’occasione, i rappresentanti della magistratura avevano avanzato richiesta di priorità, ottenendo però un netto rifiuto: “Il principio di uguaglianza e la volontà di evitare la competizione tra categorie” era stata la linea ribadita dal governo. L’Anm, però, proprio in queste ore è tornata a insistere.
Il comunicato diffuso dai magistrati recita: “Il governo considera il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”. Quindi il sindacato dei magistrati, Anm, ha chiesto una corsia privilegiata nella fila ai vaccini in nome della priorità giustizia.
Una presa di posizione che ha scatenato molta rabbia. E la condanna di Enrico Mentana, che ha commentato: “Ovviamente è l’ennesima categoria che mette avanti l’interesse generale per nascondere quello corporativo (ci hanno provato anche i vertici dei giornalisti). Si dà però il caso che del sistema giustizia facciano parte anche altre categorie, come ad esempio gli indagati e gli imputati, oltre a tutte le altre figure che ruotano attorno al settore: è da loro che hanno paura di essere contagiate le toghe? E non vale il principio di reciprocità? E comunque tutti i magistrati, avvocati, giornalisti e aspiranti saltafila vari sono meno a rischio di un addetto alla cassa di un supermercato. Mettiamoci in fila tutti, dietro agli anziani e ai più fragili”.
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