Rimessa da Bankitalia l’8 aprile scorso la memoria per le Commissioni del Senato Programmazione economica e Bilancio e Finanze e tesoro sulla conversione del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19. Il DL 22 marzo 2021, n. 41 (cosiddetto decreto “sostegni”) introduce misure di natura prevalentemente temporanee volte a mitigare le ripercussioni economiche dell’emergenza sanitaria su famiglie e imprese e a rafforzare le azioni di contrasto alla pandemia, in particolare con l’accelerazione della campagna vaccinale. Il decreto determina un aumento dell’indebitamento netto dell’anno in corso di 31,5 miliardi (1,8 per cento del PIL). Con l’ultimo decreto sostegni e con i due decreti legge approvati in gennaio e in marzo, il Governo ha utilizzato per intero lo scostamento di bilancio approvato dal Parlamento lo scorso 20 gennaio, pari a 32 miliardi in termini di indebitamento netto. (Continua a leggere dopo la foto)
Nelle prossime settimane, con il Documento di economia e finanza, il Governo aggiornerà le stime per i conti pubblici dell’anno in corso e il quadro programmatico per i prossimi anni. Come indicato in gennaio dal Ministro dell’Economia e delle finanze del precedente Governo il provvedimento porterebbe meccanicamente la stima dell’indebitamento netto del 2021 all’8,8 per cento del PIL (dal 7,0 indicato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020). Le misure contenute nell’ultimo decreto sostegni sono in sostanziale continuità rispetto agli interventi di natura emergenziale varati lo scorso anno e sono motivate dalla recrudescenza – a partire dallo scorso autunno – dell’emergenza sanitaria e dall’esigenza di potenziare il piano vaccinale. Secondo le valutazioni ufficiali, il decreto comporta per il 2021 un incremento delle spese di quasi 28,9 miliardi e minori entrate di 3,6 miliardi. Le coperture, pari a 0,9 miliardi per l’anno in corso, derivano principalmente da una minore spesa per contributi a fondo perduto approvati da provvedimenti precedenti. (Continua a leggere dopo la foto)
Il decreto destina circa 17 miliardi alle imprese e al sostegno dell’attività economica, poco più di 6 miliardi a interventi in favore di lavoratori e famiglie, oltre 5 al sostegno del servizio sanitario nazionale e del comparto sicurezza, quasi 3 agli enti territoriali e al comparto istruzione e ricerca. Le misure dedicate al sostegno delle imprese e dell’attività economica prevedono, nel 2021, maggiori spese per 13,4 miliardi e minori entrate per 3,6 miliardi. La principale misura di sostegno è il contributo a fondo perduto per i titolari di partita IVA con un ammontare di compensi o ricavi nel 2019 non superiore a 10 milioni e che abbiano subito un calo medio del fatturato mensile nel 2020 rispetto al 2019 pari ad almeno il 30 per cento. Nel complesso, i contributi a fondo perduto ammonterebbero a circa 11 miliardi; nelle valutazioni ufficiali beneficerebbero del contributo circa 3 milioni di imprese e professionisti; l’importo medio del contributo sarebbe pari a circa 3.700 euro. Nel 2020 sono stati erogati contributi analoghi per oltre 9 miliardi. Rispetto ai precedenti interventi tre aspetti sono particolarmente rilevanti: in primo luogo è stata ampliata la platea dei beneficiari, includendo tutte le classi di attività economica ed elevando il limite massimo di fatturato a 10 milioni (da 5); è stato inoltre esteso all’intero anno 2020 l’orizzonte temporale per il calcolo del calo di fatturato (in precedenza il calcolo era stato riferito a singoli mesi); infine è stata prevista la possibilità di fruire del contributo anche in forma di credito di imposta. (Continua a leggere dopo la foto)
Tuttavia, per Bankitalia gli interventi previsti nei decreti precedenti presentano delle distorsioni di non poco conto. Gli interventi disposti dall’avvio dell’emergenza sanitaria, che hanno previsto contributi a fondo perduto (e altre misure di sostegno) basati su criteri di ripartizione cambiati nel corso del tempo, possono avere determinato una distribuzione ineguale delle risorse a parità di effetti della pandemia. Ad esempio, le attività economiche le cui perdite si sono concentrate soprattutto nel mese di aprile del 2020 e che rientrano tra i codici ATECO previsti dal decreto “ristori” hanno beneficiato di un sostegno superiore rispetto a quelle le cui perdite di fatturato sono state più uniformemente distribuite nel corso dell’anno. Inoltre, per l’Istituto, il meccanismo di determinazione del contributo (che dipende dal livello del fatturato del 2019) contenuto nel decreto in esame e nei provvedimenti precedenti può dare luogo a trattamenti molto diversi per contribuenti con caratteristiche simili (in termini di livello e di calo del fatturato) ma che rientrano in fasce di ricavi per le quali la percentuale del calo “ristorata” dai contributi è diversa. (Continua a leggere dopo la foto)
Il decreto stanzia 1,5 miliardi per incrementare la dotazione iniziale (un miliardo) del fondo istituito con la legge di bilancio per il 2021 per l’esonero parziale dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti che abbiano percepito nel 2019 un reddito complessivo inferiore a 50.000 euro e abbiano subito un calo del fatturato o dei corrispettivi nell’anno 2020 pari almeno al 33 per cento rispetto al 2019. Si estende inoltre di un mese, a gennaio 2021, l’esonero per i datori di lavoro dal versamento dei contributi previdenziali per i lavoratori della filiera agricola e della pesca (0,3 miliardi). Il decreto proroga ulteriormente la sospensione delle attività dell’agente della riscossione dal 28 febbraio al 30 aprile 2021 e amplia i termini di notifica delle cartelle di pagamento; la perdita di gettito stimata per l’anno in corso è pari a 1,3 miliardi, in parte compensata da maggiori entrate il prossimo anno (0,8 miliardi). Il provvedimento prevede inoltre… (Continua a leggere dopo la foto)
L’eliminazione delle sanzioni per le irregolarità riscontrate nelle dichiarazioni relative al 2017 e al 2018 nei confronti dei titolari di partita IVA che abbiano subito un calo del fatturato di almeno il 30 per cento nel 2020 rispetto all’anno precedente; l’annullamento dei debiti di importo sino a 5.000 euro relativi a carichi affidati agli agenti della riscossione tra il 2000 e il 2010 per i soggetti con reddito imponibile fino a 30.000 euro. Tuttavia, per Bankitalia, come recentemente indicato dal Presidente del Consiglio, andrà prevista una riforma per rendere più efficienti i meccanismi di riscossione e per rafforzare la lotta all’evasione fiscale.
Il decreto introduce una serie di interventi a sostegno del reddito dei lavoratori e delle famiglie, che determinano maggiori spese per 6,4 miliardi nel 2021. Le misure principali riguardano: l’estensione dei trattamenti di integrazione salariale con causale Covid-19 e la proroga del blocco dei licenziamenti; il rafforzamento delle misure di contrasto alla povertà; trasferimenti una tantum ai lavoratori di settori specifici. Il decreto ha esteso la possibilità di accedere ai trattamenti di integrazione salariale con causale Covid-19 e senza costi a carico del datore di lavoro con un impatto sull’indebitamento netto pari a quasi 2 miliardi. Una novità significativa è la differenziazione, per tipologia di strumento, dell’estensione dei periodi di trattamento. (Continua a leggere dopo la foto)
Inoltre, si prevedono interventi di semplificazione per la richiesta dei trattamenti. Parallelamente, viene prorogato il divieto di licenziamento per tutti i datori di lavoro fino al 30 giugno, con alcune eccezioni introdotte con il decreto “agosto”. Tale divieto è prorogato ulteriormente, per il periodo tra l’1 luglio e il 31 ottobre 2021, per i datori di lavoro che hanno accesso alla CIGD o all’assegno ordinario. Il ricorso alle integrazioni salariali nel corso del 2020 è stato eccezionalmente elevato, sia in prospettiva storica sia nel confronto internazionale. Tuttavia, il blocco dei licenziamenti è un’eccezione nel contesto europeo. Rappresenta una forma temporanea di tutela dei lavoratori a fronte di una elevata incertezza macroeconomica, che, per l’istituto, tuttavia può rallentare i processi di riorganizzazione aziendale e la riallocazione dei lavoratori tra imprese. (Continua a leggere dopo la foto)
Il provvedimento prevede l’estensione temporale del reddito di emergenza (REM; 1,5 miliardi) e l’incremento del fondo per il reddito di cittadinanza (un miliardo) alla luce dell’aumento delle domande presentate. Sono, inoltre, prorogati fino al 31 dicembre 2021 i contratti di collaborazione degli operatori “navigators”, che sarebbero scaduti il 30 aprile. Infine, sono state previste anche misure a sostegno del servizio sanitario, del comparto sicurezza e degli enti territoriali e del sistema scolastico e universitario.
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