Da un lato c’è una Lega che ufficialmente tiene bloccata al Senato la legge contro l’omofobia. Dall’altro, un fronte interno al partito che inizia a muoversi in direzione opposta, lasciando intravedere crepe profonde nel Carroccio. Capeggiato da quel Luca Zaia che nelle scorse ore è intervenuto sul Corriere del Veneto, mostrando posizioni ben diverse rispetto a quelle di tanti colleghi in merito: “Immagino che questo provvedimento verrà prima o poi realizzato” ha spiegato il governatore del Veneto, che sembra da tempo più vicino a Giancarlo Giorgetti che a Salvini.
E d’altronde è da anni che Zaia si mostra in prima linea contro l’omofobia, in antitesi con gli atteggiamenti di tanti altri leghisti. “Le libertà devono essere garantite a tutti” ha ribadito in queste ore, aggiungendo: “Vedo che c’è un dibattito trasversale e non coinvolge solo la Lega. Penso che il principio della civile convivenza sia sempre lo stesso: la tua vita finisce dove inizia la mia. E ci vuole sempre il rispetto di mezzo”. Parole che stonano, e parecchio, con quelle di Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato.
Intervistato da Avvenire, Romeo aveva parlato della legge Zan come “di una bomba” pronta a esplodere in mano alla maggioranza di unità nazionale che sostiene il governo. Con Zan, il primo firmatario della legge anti omotransfobia, a chiedersi per quanto ancora i leghisti si porranno “fuori dalla contemporaneità, con atteggiamenti oscurantisti”.
I segnali di una spaccatura nella Lega, insomma, non mancano. Con Zaia che ha anche ammesso: “Dopodiché ci saranno delle sfumature giuridiche che verranno valutate. Nessuno, ritengo, si oppone in linea di principio”. Eppure proprio all’interno del suo partito in molti avevano espresso la tesi del “non servono norme ad hoc” sulla questione. A Salvini non mancheranno certo i grattacapi.
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