Report – come anticipa il sito della Rai – è venuta in possesso e pubblica integralmente i primi contratti per l’acquisto dei vaccini anti-Covid stipulati da Bruxelles a fine 2020 con Pfizer e Moderna, che ancora mancavano all’appello. L’Ue li ha tenuti nascosti per mesi, prima rifiutandosi di pubblicarli, poi coprendo con una serie di omissis i dati sensibili. Report aveva raccontato i dettagli della trattativa fra i big pharma e l’Unione Europea nel servizio “Nelle mani del vaccino” di Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale lo scorso 25 gennaio e ora torna sull’argomento con un’esclusiva bomba. Ecco cosa hanno scoperto. (Continua a leggere dopo la foto)
“Sono gli accordi con cui l’Europa ha versato un anticipo di 700 milioni di euro a Pfizer e 318 milioni a Moderna, per prenotare rispettivamente 200 e 80 milioni di dosi. Report tornerà a parlare di vaccini nella prossima puntata. I contratti rivelano nuovi dettagli interessanti”. Ad esempio, spiega Report, il prezzo del vaccino Pfizer. “La cifra di 15,50 a dose per il vaccino di Pfizer-Biontech di cui si parla da mesi non è propriamente corretta: quella è soltanto la media fra due prezzi differenti concordati con la casa farmaceutica. L’azienda infatti ha venduto il suo siero a 17,50 euro per i primi 100 milioni di dosi, e 13,50 euro da 100 a 200 milioni di dosi”. (Continua a leggere dopo la foto)
Poi però, rivela Report, il prezzo risale: “Per tutti gli ordini ulteriori fatti entro 3 mesi dall’autorizzazione concessa da Ema (dunque fino al 21 marzo), si passa a 15,50 euro a dose. Dopo, di nuovo a 17,50 euro. E il prezzo sembra destinato ad aumentare ancora in futuro. Per il momento, però, il primato di vaccino più caro sul mercato resta di Moderna: 18.80 a dose. I contratti confermano anche che, in caso di danni da effetti collaterali, gli indennizzi ricadranno quasi esclusivamente sugli Stati. Sulle concessioni fatte alle case farmaceutiche in materia di responsabilità civile si discute da mesi in tutta Europa”. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma il testo ribadisce che l’utilizzo “avviene in periodo di condizioni epidemiche e l’amministrazione dei prodotti sarà condotta sotto la sola responsabilità degli Stati membri”. Le case farmaceutiche rispondono soltanto in caso di dolo o di dimostrata violazione delle Good manifacturing practice (le buone pratiche di produzione che tutte le aziende sono tenute a rispettare). I brevetti, invece, restano in mano ai privati, nonostante la manleva e i finanziamenti pubblici. “Come già visto nel caso di Astrazeneca, gli accordi sembrano tutelare i big pharma anche su eventuali ritardi nelle consegne, circostanza che si è verificata nelle ultime settimane”.
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