Una brutta storia che va avanti da tanto, troppo tempo. Quella che in gergo viene ormai riassunta sotto l’espressione “truffa dei rimborsi elettorali” e che ha visto coinvolta la Lega, partito che oggi vede Matteo Salvini nel ruolo di segretario e che si trova però a dover restituire la bellezza di 49 milioni di euro intascati in passato senza averne avuto il diritto. Soldi che secondo i magistrati sono entrati nelle casse come “contributi non dovuti” e che ora vanno restituiti allo Stato, senza troppa fretta. Una vicenda che si è arricchita in queste ore di nuovi dettagli e nuove polemiche, sollevate da un servizio mandato in onda dalla trasmissione Report su RaiTre.
La Lega, come ormai molti sanno, è stata condannata alla restituzione dei 49 milioni di euro intascati senza averne diritto. Con una formula che anche all’epoca fece discutere parecchio: rate da 600 mila euro l’anno che si protrarranno per diversi decenni, prima di raggiungere la somma stabilita. Ben 76 anni, per la precisione, con i magistrati che avevano tentato di recuperare i soldi dalle casse del partito trovandosi però di fronte un saldo totale di soli 110 mila euro. Per far fronte all’esborso mensile, secondo Report, ecco però lo stratagemma ideato dalla Lega, che ha sollevato più di qualche perplessità.
La trasmissione Rai ha infatti mostrato come, dopo la trasformazione della Lega Nord in Lega, si sia creata una situazione paradossale in merito alle donazioni che gli elettori decidono di fare al partito, il famigerato 2×1000. A chi vengono indirizzati, infatti, questi soldi? “Alla nuova formazione guidata da Salvini o alla vecchia Lega Nord, che esiste ancora formalmente e che ha deciso tra l’altro di non presentarsi alle ultime elezioni Comunali?”.
In sostanza, la vecchia Lega Nord esiste soltanto in maniera formale, non permette nemmeno ai propri rappresentanti di partecipare alle elezioni amministrative eppure continua a riscuotere il 2×1000 come fosse un partito ancora attivo, tangibile. Proprio grazie a quelle donazioni, paga pian piano il suo debito con lo Stato, senza alcuna fretta. Un escamotage che aiuta non poco il partito a rispettare la sentenza.
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