Giorgia Meloni è scivolata su alcune domande dei giornalisti durante una conferenza stampa che con il ddl Zan non c’entrava nulla. Forse impreparata all’assalto, nel giro di 45 secondi ha confessato di apprezzare la proposta alternativa presentata dalla Lega in Commissione Giustizia al Senato, ma di non aver letto il testo. Poi ha iniziato a parlare di “gender” nelle scuole, rilanciando una delle principali fake news associate al ddl Zana, ammettendo però di non sapere il significato della parola. Un capolavoro imperdibile. Una performance da meravigliosa. A raccontare in tutto è nextquotidiano che ricostruisce i vari botta e risposta. Ecco come è andata. (Continua a leggere dopo la foto)
“Non ho letto il testo e quindi aspetto di leggerlo, ma l’iniziativa della Lega mi sembra intelligente, nel senso che è giusto circoscrivere lasciando da parte materie che secondo noi non c’entrano niente con la lotta alla discriminazione, come il gender nelle scuole”, ha detto Giorgia Meloni in conferenza stampa. Insomma, valuta l’iniziativa del Carroccio “intelligente”, senza però aver letto il testo. Poi affronta il tema del “gender nelle scuole” che, ovviamente, non è come viene raccontato. Il ddl Zan – il cui testo, approvato in prima lettura alla Camera dei deputati lo scorso 4 novembre, è pubblico – non contiene alcun passaggio con riferimento a questo capitolo. (Continua a leggere dopo la foto)
Dunque, fin qui la Meloni ha rilanciato una fake news e ha confessato di non aver letto una sola riga della proposta alternativa presentata dalla Lega che lei però appoggia. A questo punto una giornalista le domanda: “Ma lei sa cosa vuol dire gender?”. E lei ha replicato candidamente: “Ah guardi, io non l’ho mai capito bene. E credo neanche quelli che lo propongono, infatti ne propongono sempre di nuovi”. Gelo in sala. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma quando Giorgia Meloni parla della proposta alternativa della Lega, a cosa fa riferimento? Come dichiarato da Matteo Salvini ieri: “Bene inasprire le pene, ma intendiamo togliere la questione dei bambini, della scuola e tutto ciò che comporta la censura e i reati di opinione” (questioni che, come sottolineato, non fanno parte del corpo dei 10 articoli che compongono il ddl Zan). Sipario.
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