Giorgia Meloni respinge le accuse di omofobia che l’hanno accompagnata in diversi momenti della sua carriera politica e si confessa ai microfoni di Verissimo, nella puntata in onda sabato 8 maggio, sotto gli occhi della conduttrice Silvia Toffanin. Ripercorrendo la sua infanzia, il difficile rapporto con il padre, e raccontando di essere stata vittima di episodi di bullismo da adolescente: “Mi chiamavano cicciona. I nemici hanno sempre un’utilità perché ti fanno crescere e mettere in discussione”.
“Mia mamma ha incontrato molte difficoltà nella vita – ha detto Meloni a Verissimo – ha cresciuto due figlie da sola. A lei devo tutto. Il suo giudizio è uno dei pochi che temo di più. Mia sorella, invece, è stata la mia guida. Ancora oggi è l’unica persona con la quale ho fisicamente bisogno di parlare al telefono per chiacchierare, per sfogarmi, non c’è nulla di me che lei non conosca”.
“Mio padre non c’è mai stato. È andato via di casa quando avevo un anno. Lui viveva alle Canarie e noi andavamo da lui una, due settimane all’anno e basta. Ma quando avevo 11 anni, lui fece un discorso che non si dovrebbe fare ad una ragazzina e io gli dissi ‘Non ti voglio vedere mai più’. Quando è morto non sono riuscita davvero a provare un’emozione, è come se fosse stato uno sconosciuto”.
Meloni ha poi concluso: “Non mi sono mai sentita discriminata per il fatto di essere una donna, ma magari a qualcuno non piaceva l’idea di avermi come condottiera. Ho reagito con la determinazione e il buon esempio. Le critiche sono la cosa più naturale per chi fa il mio lavoro. Gli insulti non li leggo e non mi fanno quasi più male. Però, ho sofferto quando annunciai di aspettare mia figlia Ginevra al Family Day. Ci sono stati molti haters che mi hanno augurato di abortire. Questa cosa l’ho patita. Io omofoba? È falso e verificabile perché io faccio politica da trent’anni e in tutto il mio percorso non si trovano parole omofobe. Certe etichette si affibbiano alle persone per non doversi mettere a confronto”.
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