Quarantre vittime da una parte, 14 dall’altra. Più i tanti feriti. I lutti e i dolori vissuti dai familiari. Il ponte Morandi e la tragedia della funivia del Mottarone. Due disastri che potevano essere evitati. Due disastri frutto della priorità data al denaro e non alla coscienza e alle vite umane. Questo è quanto accade da anni in Italia. Da quanto accaduto a Stresa si è arrivati alla conclusione che i responsabili non hanno proceduto con il blocco dell’impianto perché questo avrebbe comportato la rinuncia a cospicui incassi (140.000 euro solo in questo mese): è questa l’incredibile motivazione alla base della decisione di inserire entrambi i forchettoni sui freni d’emergenza della funivia Stresa Mottarone e che ha impedito alla cabina di frenare la fatale domenica. (Continua a leggere dopo la foto)
Come analizza Lara Tomasetta su Tpi, “quella del Mottarone è solo la più recente di una lunga serie di tragedie verificatesi in Italia negli ultimi anni. Un bollettino terrificante in cui figurano – tra gli episodi più scioccanti – il crollo del ponte Morandi (il 14 agosto 2018), il deragliamento di un treno a Pioltello ( il 25 gennaio 2015), il crollo di un ponte all’altezza di Camerano (tra Loreto e Ancona Sud), durante i lavori per la costruzione della terza corsia (il 9 marzo 2017), lo scontro tra treni a Corato, in Puglia (il 12 luglio 2016)”. (Continua a leggere dopo la foto)
E ancora: “La tragedia di Rigopiano, con le responsabilità ancora da accertare sulla costruzione di parte dell’edificio in una zona a rischio (il 18 gennaio 2017) e quella nella discoteca di Corinaldo, in cui morirono 5 ragazzi e una donna (l’8 dicembre 2018). Fato? Casualità? Accidenti? Perché in Italia la lista non fa che allungarsi e cosa unisce tutti questi eventi? Cosa resta dopo il conto dei morti e le dichiarazioni di politici e istituzioni? Cosa ha spinto i gestori della funivia a preferire il rischio al fermo dell’impianto per le dovute azioni di manutenzione?”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Il fattore umano prevale quasi sempre su tutto: è un aspetto che in generale ho dovuto sempre rilevare purtroppo nelle attività di ingegneria forense di cui mi sono occupato tra cui il ponte Morandi”. A parlare a TPI è Gianpaolo Rosati, ordinario di Tecnica delle Costruzioni al Politecnico di Milano, in passato consulente della Procura di Genova nell’indagine sul crollo del Ponte Morandi. “È sempre il denaro a decidere, è lì che cambia l’atteggiamento delle persone. Non dobbiamo dimenticare – prosegue Rosati – che se lo Stato abbandona i cittadini abbandonando i controlli, non c’è più regola. È la catena del controllo che non deve spezzarsi”.
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