Cinque anni ad Alberto Di Rubba e quattro anni e quattro mesi per Andrea Manzoni. Queste le condanne stabilite dal giudice Guido Salvini per i due ex revisori contabili della Lega in Parlamento, a processo per la storia di una capannone rivenduto a un prezzo gonfiato a una fondazione pubblica. L’accusa per entrambi è di peculato e turbata libertà di scelta del contraente. La decisione arriva al termine del processo con rito abbreviato.
Il processo è incentrato sulla compravendita di un capannone di Cormano, acquistato alla fine del 2017 dalla Lombardia Film Commission, il cui presidente era proprio Di Rubba: secondo l’accusa, l’immobile sarebbe poi stato venduto a un prezzo gonfiato, portando così a una spesa di 800 mila euro di fondi pubblici.
Piermaria Corso, avvocato che difende sia Di Rubba che Manzoni, ha commentato così la notizia della condanna: “Massimo rispetto per la sentenza e massimo dissenso dalla sentenza”. Il giudice ha aumentato la pena per entrambi gli imputati di quattro mesi rispetto alla richiesta della procura e ha “dichiarato i due imputati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena e interdetti per anni quattro dall’esercizio della professione di commercialista”.
Lo stesso magistrato ha poi disposto la confisca di porzioni delle due villette sul lago di Garda riconducibili agli imputati fino a circa 300 mila euro, cifra pari alla metà del loro valore di acquisto. I due immobili si trovano a Desenzano del Garda presso il Green Residence Sirmione ed erano già stati sequestrati dalla Finanza nel corso delle indagini. Il giudice ha infine riconosciuto un risarcimento “da liquidarsi in separato giudizio con l’assegnazione di una provvisionale provvisoriamente esecutiva” di 150 mila euro a Fondazione Lombardia Film commission (la richiesta era 1,7 milioni di euro) e di 25 mila al Comune di Milano (117 mila la richiesta) che si sono costituiti parti civili.
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