“Io mi sento meglio, ma sono i giudici la mia vera malattia”. Silvio Berlusconi è tornato, e non poteva che farlo con una frase delle sue. Il mondo cambia, ma la giustizia resta il chiodo fisso dell’ex Cav. “Dopo 36 processi e oltre 3.000 udienze, e dopo aver speso 770 milioni in avvocati” non può che essere così. Prima legge Di Maio chiede scusa per “l’uso della gogna come strumento di campagna elettorale”. Poi che il dem Bettini abbraccia i referendum sulla giustizia, sposando il quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati. E allora, dialogando con il Corriere, si arrabbia: “Se ne sono resi conto solo ora a sinistra?”. Perché quelle erano (e restano) le sue parole d’ordine, per più di vent’anni infatti Berlusconi le ha usate come cavalli di battaglia politici. (Continua a leggere dopo la foto)
Era ovvio quindi che Berlusconi reagisse. Soprattutto dopo aver sentito Letta in tv presentare le sue proposte sulla giustizia: “Noi siamo per garantire l’indipendenza della magistratura, ma l’autogoverno totale non c’entra nulla con l’indipendenza. E quello che oggi non funziona è proprio l’autogoverno totale. Sarebbe opportuno togliere alcuni poteri di autogoverno ai magistrati – che oggi si gestiscono tra loro – e istituire un’alta corte fuori dal Csm per amministrare la parte disciplinare”. D’un tratto sulla giustizia il Cavaliere ritiene che (quasi) tutti parlino la stessa lingua: “La mia”. (Continua a leggere dopo la foto)
La svolta è arrivata dopo che l’Europa ha chiesto all’Italia di riformare la giustizia se vuole i fondi del Pnrr. Sarà per il governo di larghe intese e per il nuovo clima che ha prodotto. Sarà che “va colto questo formidabile allineamento per fare ciò che non si è riusciti a fare negli ultimi trent’anni”, come ha sottolineato Letta dopo aver incontrato l’altro ieri la Guardasigilli Cartabia. Di certo “è iniziato un percorso catartico che porta tutti i partiti a convergere lentamente ma progressivamente sui principi costituzionali”. (Continua a leggere dopo la foto)
Come piega il Corriere, “e visto che di solito una riforma tira l’altra, un accordo sulla modifica degli assetti giudiziari potrebbe tirarsi appresso un’intesa su altre revisioni del sistema. Almeno è quello che evocano nel centrosinistra e che nel centrodestra lasciano filtrare. C’è la legge elettorale in cima agli interessi dei partiti, e a far da condimento un nuovo regolamento parlamentare per stabilizzare i futuri governi. E Berlusconi, che ora punta al Quirinale, se la ride.
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