“Realtà disarmante”. Così l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, senatrice del Movimento Cinque Stelle, ha commentato la videoinchiesta del Fatto Quotidiano sulle condizioni dei lavoratori stagionali, nella quale erano evidenziate le offerte di lavoro ricevute in hotel e stabilimenti della Riviera Romagnola: “I colloqui la dicono lunga su quello che sta succedendo. La bassa retribuzione, il dover lavorare 11 ore al giorno, pagati in parte a nero, è una questione che va affrontata immediatamente”.
Secondo Catalfo, questo è “il momento di accrescere i controlli e di stabilire un salario minimo dignitoso che individui il contratto collettivo da applicare, perché in Italia abbiamo ottocento contratti depositati al Cnel, tantissimi dei quali sono ‘contratti-pirata’ che vanno a ribasso sui salari”. Da qui una proposta di legge sul salario minimo, con sostegni alle imprese che non riescono ad affrontare il costo del rinnovo contrattuale: “La mancanza del personale degli imprenditori è stata strumentalizzata per attaccare il reddito di cittadinanza? Possibile lo si sia fatto per non affrontare invece il vero tema che è quello della giusta retribuzione”.
Sulla stessa falsariga anche il segretario Cgil Maurizio Landini, che sempre al Fatto Quotidiano ha spiegato: “Il problema di questo Paese è che i salari sono bassi e che siamo in presenza di molto lavoro nero. La priorità è dare validità di legge ai contratti nazionali collettivi, cancellando quei contratti pirata che sono quelli che poi fanno prendere 2-3 euro l’ora alle persone. Mi sembra sia venuto il momento di fare questa discussione e non mettere la testa sotto la sabbia”.
Importante, secondo Landini, potenziare innanzitutto i sistemi controllo “perché gli ispettorati del lavoro sono da anni sotto organico, altrimenti rischia di prevalere chi fa il furbo. Per fortuna ci sono anche imprenditori che fanno seriamente il loro lavoro. Va cambiato il sistema, altrimenti si favoriscono quelli che evadono e che non applicano i contratti, a danno proprio degli altri imprenditori”. Una battaglia che “sarebbe utile facessero anche le associazioni di categoria degli imprenditori”.
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