Nella notte magica di Wembley, quella che ha consegnato all’Italia la finale di Euro 2020 dopo aver battuto la Spagna ai calci di rigore, c’è stato un protagonista a sorpresa, capace di far breccia nel cuore dei milioni di tifosi che hanno seguito fino alla fine l’emozionante semifinale. Non uno dei calciatori in campo da una parte o dall’altra, ma l’allenatore dei nostri rivali, Luis Enrique, ex calciatore e vecchia conoscenza del nostro calcio, in passato allenatore della Roma. Lui, più di tutti e forse anche più dei protagonisti dell’incredibile successo Azzurro, rimarrà impresso a lungo nella nostra memoria.
Non è un allenatore normale, Luis Enrique. Costretto dalla vita ad affrontare la prova più dura di tutte, quella che nessuno dovrebbe mai trovarsi di fronte: superare la perdita della figlia Xana, scomparsa a soli nove anni a causa di una brutta malattia, un tumore alle ossa che non le ha lasciato scampo. Per lei il mister spagnolo si è tatuato una X sull’avambraccio, un dramma che lo aveva spinto a lasciare il ruolo di guida della Spagna e fare un passo indietro, abbandonando quel mondo del calcio sul quale, però, è voluto tornare ad affacciarsi dopo mesi di sofferenza.
Un signore, Luis Enrique. Forte di un coraggio commovente, che gli ha permesso di tornare in panchina nonostante il cuore spezzato. Ricordando a tutti che, in fondo, il calcio è e sempre resterà un gioco, bellissimo, da affrontare con il sorriso. Appena Jorginho ha segnato l’ultimo rigore, quello decisivo per la vittoria italiana, si è avvicinato alla panchina degli Azzurri per fare i complimenti a Mancini e ai suoi. Annunciando poi: “Da qui in avanti tiferò per l’Italia, spero possa vincere l’Europeo”.
Avrebbe avuto ragione, Luis Enrique, di prendersela con tutto e tutti. Con gli errori sottoporta dei suoi attaccanti, con la sfortuna che ha messo di fronte alla Spagna un portiere, Gigio Donnarumma, insuperabile. Con un fato beffardo che ha visto gli iberici eliminati nonostante una prestazione a tratti di gran lunga superiore a quella degli avversari. E invece, niente, nemmeno una mezza polemica. Complimenti a tutti, la soddisfazione per aver visto “una partita di alto livello tra due squadre forti”, grazie e arrivederci. Buona fortuna, Luis Enrique. Sarebbe bello averne sempre, di avversari come te.
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