Mario Draghi e Marta Cartabia puntano i piedi e accelerano sulla riforma della Giustizia, creando l’ennesima spaccatua con il M5S che invece si oppone. Il premier inoltre ha confermato il Consiglio dei ministri previsto per oggi anche se il M5S voleva ancora tempo. Come scrive Repubblica, “l’intento era quello di provare a convincere la ministra della Giustizia Cartabia che la formula della prescrizione ancora non va bene. Certo non è più quella dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, anche se, come sottolineano in via Arenula, salva un pezzo ‘prezioso’ di quella riforma. Perché comunque la prescrizione si ferma dopo il primo grado. Dopo però, in Appello e in Cassazione, torna a scattare”. (Continua a leggere dopo la foto)
Parte da qui la reazione negativa dei 5 stelle. “Che si manifesta subito, quando la sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina spiega ai suoi qual è il compromesso raggiunto. Nella riunione che alla Camera vede presente anche Bonafede viene fuori il dissenso, «così è un pannicello caldo», esclama un deputato. Certo, è vero che proprio la prescrizione firmata M5S resta confermata per tutto il primo grado, senza la distinzione tra condannati e assolti che invece era entrata nel lodo Conte bis. Una prescrizione che, fanno notare, avrebbe salvato il processo per le vittime di Viareggio, il caso citato mille volte proprio da Bonafede”. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma nella riunione si manifestano tutte le perplessità sugli altri due gradi di giudizio, quei due anni concessi all’Appello e i 12 mesi per la Cassazione che rappresentano una vera e propria “tagliola”. Né basta la lista dei reati considerati “imprescrittibili”, quelli che i codici considerano gravi e gravissimi, e che hanno diritto a più tempo. “L’omicidio, la strage, il terrorismo, la mafia. Perché resta fuori la corruzione. E questo, per chi ha fatto proprio di questo reato, con la legge Spazzacorrotti, un vessillo, è per il M5S insopportabile”. (Continua a leggere dopo la foto)
Conclude Repubblica: “I suoi ministri chiedono quindi che venga inserita nella lista dei reati che hanno diritto a una salvaguardia speciale. Se così non sarà, minacciano di non votare la riforma. Chiedono a Draghi di fermarsi. Di aspettare, concedendo almeno una settimana per lavorare sul testo. Ma il premier e Cartabia si parlano e decidono che no, questa volta non si può più attendere. Per questo, Draghi e Cartabia hanno detto no anche alle pressioni arrivate da Italia viva, che martedì ha mandato a parlare con la Guardasigilli Maria Elena Boschi e Lucia Annibali”.
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