Quando, lo scorso giugno, la stampa aveva chiesto a Matteo Salvini un commento sulla condanna ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, accusati di peculato e turbata libertà di scelta del contranente nel caso Lombardia Film Commission, Matteo Salvini aveva risposto alzando le spalle: “La Lega non c’entra nulla”. Parole che gli erano costate diversi attacchi, visto che i due erano in realtà revisori dei conti dei gruppi parlamentari del Carroccio. E che oggi suonano ancora meno convincenti.
Stando ad alcuni documenti emersi nel frattempo, infatti, la società di Di Rubba e Manzoni avrebbe continuato a occuparsi dei soldi della Lega anche dopo che i due erano stati prima indagati nel luglio 2020 e poi arrestati il 10 settembre scorso. A dimostrarlo, i file allegati al rendiconto finanziario 2020 della “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”, il vecchio partito di Bossi rottamato da Salvini nel 2017 e considerata una sorta di bad company della nuova Lega, visto che spetta a lei il compito di restituire i famosi 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti indebitamente.
L’Adnkronos ha rivelato come nella relazione di accompagnamento al bilancio 2020 si sia ipotizzato per la prima volta la chiusura definitiva della vecchia Lega. Intanto, però, l’attività del partito prosegue, compresa la gestione delle società partecipate. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che entrano in gioco Di Rubba e Manzoni. Fanpage ha pubblicato documenti sulla situazione finanziaria al 31 dicembre 2020 delle partecipate leghiste cge portano la firma della “Manzoni e Di Rubba Stp Srl” (MDR STP SRL). Unasigla finita al centro dell’indagine sulla compravendita di un capannone a Cormano, che ha portato alla condanna dei due commercialisti. Della società fa parte anche il tesoriere del partito, Giulio Centemero.
La MDR STP SRL è finita sotto il faro dell’antiriciclaggio di Bankitalia nell’estate del 2020 per una serie di operazioni sospette. Da qui, è scaturita poi l’inchiesta che ha visto protagonisti Di Rubba e Manzoni. La Pontida Fin è finita anche al centro delle indagini delle procure di Genova e di Milano per l’ipotesi, al momento ancora non provata, che sia stato uno dei vicoli utilizzati per riciclare soldi della Lega nascosti all’estero per sfuggire al sequestro dei conti.
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