Spunta un video, ora agli atti dell’inchiesta, in cui si vede una parte della colluttazione tra Youns El Boussetai, il 39enne marocchino ucciso in piazza a Pavia, e l’uomo che gli ha sparato, l’assessore leghista alla Sicurezza Massimo Adriatici. Immagini che sono state diffuse soltanto ora e che mostrano i momenti precedenti al drammatico episodio, per il quale l’esponente del Carroccio è al momento ai domiciliari.
Nella sequenza si vede Youns avvicinarsi ad Adriatici e iniziare con lui una discussione che culmina in un pugno che fa cadere a terra l’assessore. Non è stato ripreso, invece, il momento in cuo l’esponente del partito di Matteo Salvini ha estratto la pistola in suo possesso e fatto fuoco. Stando a quanto rivelato da Repubblica, l’uomo di origini marocchine aveva sofferto di problemi psichici, tanto da essere stato sottoposto a Tso, il trattamento sanitario obbligatorio.
Adriatici, che è agli arresti domiciliari con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, aveva un regolare porto d’armi, ma non è ancora chiaro perché la sera dell’accaduto girasse con l’arma in tasca e il colpo in canna. Il pm di Pavia Roberto Valli ha chiesto la convalida dell’arresto e la conferma della misura cautelare dei domiciliari per l’assessore leghista, che nel frattempo si è autosospeso, per rischio di reiterazione del reato. Nelle prossime ore il secondo interrogatorio.
Continua a far discutere la posizione assunta in merito all’episodio dal segretario della Lega Matteo Salvini, che ospite di Agorà su RaiTre ha risposto così a chi gli chiedeva se fosse normale che Adriatici andasse in giro con la pistola: “Se il porto d’armi lo hanno 1.300.000 italiani, certificati da questure e prefetture, allora sì. Lasciamo che la magistratura, Polizia e Carabinieri facciano le indagini. Da quello che emerge chi si è difeso ha agito avendo davanti un soggetto pregiudicato, clandestino, noto per violenze, aggressioni e atti osceni in luogo pubblico”.
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