Il Veneto arretra sulle sospensioni per il personale sanitario no-vax. È la prima Regione a prendere posizione e a “congelare” questa pratica. I sanitari no vax veneti possono quindi, per ora, continuare a lavorare nelle rispettive aziende sanitarie. Il governatore Zaia, però, ha precisato che è una decisione temporanea, in attesa del confronto tra Regioni che condividono tutte, chi più chi meno, il problema di come applicare l’obbligo vaccinale introdotto dal governo centrale di Mario Draghi senza, di contro, sguarnire reparti ospedalieri e distretti sanitari che già fanno i conti con la carenza di personale medico, infermieristico e socio-sanitario. (Continua a leggere dopo la foto)
Come spiega il Corriere, “martedì si riunirà la commissione salute della Conferenza Stato-Regioni, «in quella sede si capirà se esiste la possibilità di un modo di agire uniforme», ha spiegato l’assessore Manuela Lanzarin (Programmazione sanitaria). Fino ad allora, bocce ferme nelle Usl, in tutte tranne una: la Berica che ha già fatto partire 38 notifiche di sospensione sulla base dell’articolo 4 del decreto legge 44 del primo aprile. «In quel caso la procedura è iniziata e non si interrompe», hanno sottolineato Zaia e Lanzarin”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il problema non è tanto di merito (per quanto Zaia, parlando di Green pass, ci tiene a ribadire che «difenderà la libertà di tutti», anche di chi non si vaccina) quanto di metodo: “Prima di intervenire – ha detto il presidente – ci vuole un coordinamento nazionale”. Continua Zaia: “Chi ha fatto questo decreto non ha tenuto conto del fatto che manca personale”. (Continua a leggere dopo la foto)
La “frenata” sulle sospensioni di Zaia, però, ha subito fatto partire l’offensiva dell’opposizione e di chi legge questa mossa come cerchiobottista. “Una capovolta degna del suo segretario Salvino – ha detto Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale in Veneto -. Una retromarcia sconcertante. Dov’è la responsabilità di Zaia verso l’istituzione che rappresenta? – chiede ancora Lorenzoni -. Per il bene del Veneto auspico che prima di esternare azioni difficilmente comprensibili, il presidente rifletta con i suoi tecnici”.
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