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Salvini: “Pronti a rivedere il reddito di cittadinanza”. E Conte si sbraccia: “No”

Un botta e risposta all’insegna della gestualità, quello tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte, sul tema del reddito di cittadinanza. Con il leader della Lega ad annunciare, dal palco del Meeting di Rimini: “Mi sembra che oggi sia nata una maggioranza per rivedere il reddito di cittadinanza”. Subito è scattata la reazione dell’ex premier, che non ha lasciato margini di interpretazione.

Salvini: "Pronti a rivedere il reddito di cittadinanza". E Conte si sbraccia: "No"

Di fronte alle parole di Salvini, infatti, Conte ha iniziato a sbracciarsi in collegamento facendo segno di “no” con le braccia. Come a dire, “tutto falso, il reddito di cittadinanza non si tocca”. Il leader del Carroccio aveva chiarito: “Ricordo della prima esperienza di governo le cose positive, ma tornassi indietro non rivoterei il reddito di cittadinanza. È una legge che si è dimostrata non nel principio, ma nei fatti assolutamente inidonea. Il reddito di cittadinanza sta creando solo lavoro nero e disoccupazione”.

Salvini ha poi aggiunto: “Mea culpa. Poteva essere partito con un principio ragionevole, chi è espulso dal mondo del lavoro ed è in estrema difficoltà deve essere accompagnato per qualche mese in attesa di avere tre domande di lavoro. Io ogni giorno rispondo a imprenditori da Milano a Reggio Calabria, da Roma a Bari, che mi chiedono di togliere il reddito di cittadinanza perché sta creando solo un deserto, non solo economico, ma anche morale perché disincentiva al lavoro, alla passione, alla fatica”. Il segretario del Carroccio ha quindi annunciato anche di aver chiesto al presidente del Consiglio, Mario Draghi, di riprendere in mano e rivedere lo strumento.

Pronta la replica di Conte: “Sul reddito di cittadinanza dico questo: non possiamo essere d’accordo, l’Italia è uno degli ultimi Paesi se guardiamo alle classifiche Ocse che ha introdotto una cintura di protezione sociale. Perché è importante? Primo perché ci sono delle persone che vivono nella povertà più assoluta e questo non ci può lasciare indifferenti. Si chiama inclusione sociale”. L’ex premier ha poi aggiunto: “Nessuno vuole a casa sulle poltrone persone abili al lavoro. Dobbiamo ancora lavorarci, dobbiamo affinarlo. Noi stessi abbiamo delle proposte: vogliamo contrastare severamente gli abusi e allo stesso tempo vogliamo incentivare le politiche attive”.

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