Un Matteo Salvini sempre più in difficoltà, quello che abbiamo visto nelle ultime settimane. Combattuto tra la necessità di insistere con la sua propaganda aggressiva, martellante, e il silenzio imbarazzato di chi, a partire dal numero due della Lega Giancarlo Giorgetti, coi suoi silenzi continua a ricordargli come il Carroccio sia parte della maggioranza che sostiene il premier Mario Draghi e quindi no, non si può sparare su un governo di cui si fa parte. Con figuracce in sequenza, come quella relativa al rave party andato in scena in provincia di Viterbo poco dopo Ferragosto.
Un evento che Salvini ha apertamente condannato, arrivando ad annunciare il 18 agosto un’interrogazione parlamentare rivolta alla ministra Luciana Lamorgese. Iniziativa che, però, è rimasta soltanto su carta, senza mai tradursi in qualcosa di concreto. Anche perché avrebbe finito per chiamare in causa anche Nicola Molteni, sottosegretario leghista che al Viminale ha proprio la delega all’ordine pubblico. E così il Capitano si è trovato a incassare l’ennesima figuraccia, rimarcata sui social dai sostenitori del partito, inviperiti.
Stando a quanto riportato in queste ore da Salvatore Merlo sulle pagine de Il Foglio, ecco che avrebbe così iniziato a farsi strada tra i fedelissimi salviniani i timori di una crescente frattura tra chi ancora è vicino al segretario e la “vecchia Lega”: “Ma non è che Giorgetti ha un piano per scalzare Salvini? E non è che forse lo condivide con Luca Zaia, che governa quel Veneto in cui sindaci e amministratori leghisti sempre più spesso fanno il controcanto a Salvini? Giorgetti e i veneti hanno scaricato Claudio Durigon, ne hanno favorito l’espulsione dal governo. E Durigon, che si è dimesso, è il Leporello laziale di Salvini. Il più fidato”.
Il timore, insomma, di un piano per smantellare la muraglia salviniana mattone dopo mattone. Iniziando proprio dalle armi di sempre, come la retorica social, l’aggressività delle campagne mediatiche, ormai quasi del tutto disinnescate. “Anche il progetto della federazione, del partito unico con Forza Italia, viene osservato con diffidenza. C’è spazio per uno come Salvini in un grande partito che entra nel Ppe come vorrebbero Silvio Berlusconi e Giorgetti? Sarebbe riadattabile in questo contesto il leader scamiciato che trova la sua forza nell’iperbole e nella sparata? Forse no. E a chi toccherebbe allora? A Zaia? E chi lo sa. Un piano troppo perfetto per essere vero. Forse”.
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