Una presa di posizione che aiuta di fatto i No Vax, quella dei professori universitari uniti in un appello firmato anche dallo storico Alessandro Barbero. A dirlo è il matematico Piergiorgio Odifreddi su La Stampa: “Questi professori diventano oggettivi fiancheggiatori di quelle masse becere alle quali interessano soltanto le conclusioni, e non i ragionamenti (a volte paradossali, come quello di Barbero) che dovrebbero servire a giustificarli”.
Tutta colpa della visione tra “umanisti” e “scienziati”? “E qui cascano gli asini – ha spiegato Odifreddi – perché non è un caso che Agamben e Cacciari, prima, e Barbero, poi, siano umanisti che hanno della verità un concetto relativo, filosofico nel primo caso e storico nel secondo, e ai quali dà fastidio, consciamente o no, che qualcuno possa rivendicare non solo l’esistenza di verità scientifiche di ben altro tenore, ma addirittura basare su di esse le azioni politiche”.
Eppure, secondo Odifreddi, “questo è forse il cambiamento meno evidente, ma più sostanziale, che la pandemia ha portato nel mondo. Fino al 2019 erano le opinioni a farla da padrone: nei media, nella società e in politica. Dagli inizi del 2020 i fatti sanitari hanno fatto irruzione nella nostra vita quotidiana, e ora che il pericolo sta rientrando, gli umanisti incominciano a innervosirsi. Basta guardare l’appello dei professori, per accorgersi cosa siano quasi tutti i firmatari: filosofi, letterati, linguisti, filologi, storici, giuristi, psicologi, sociologi, assistenti sociali, musicisti, designer, eccetera”.
“D’altronde, li si può capire. Se continuasse questo andazzo, c’è il rischio (a dire il vero bassissimo, almeno nel nostro Bel Paese) che al governo o al Parlamento passi per la testa di voler imporre una “dittatura dei fatti” non soltanto per quanto riguarda l’epidemia e la salute, ma in generale. Cosa succederebbe, ad esempio, se diventasse proibito negare le verità scientifiche, o diffondere le fake news metafisiche o religiose? Ecco qual è il vero ‘tintinnare di manette’ che fa tremare coloro che vedono con preoccupazione il “deficit di democrazia” manifestato, secondo loro, dall’introduzione del Green Pass”.
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