Una Lega ormai a due velocità, sempre più distinte. Con Matteo Salvini che affronta il tema dell’estensione del Green pass trincerato dietro un totale silenzio (“Non ne sappiamo nulla”) e con i vari Fedriga, Zaia, Fontana e Giorgetti che, invece, hanno già espresso a Draghi il loro parere totalmente positivo. Il finale è già scritto: dopo aver dichiarato per settimane guerra al provvedimento, il Carroccio darà l’ok per l’allargamento ai dipendenti pubblici dell’obbligo del certificato.
Giorgetti, nel frattempo, si è spinto addirittura oltre, aprendo alla possibilità di un’estensione del pass a tutti i lavoratori. Spiegando agli imprenditori riuniti che le esigenze delle aziende devono essere al primo posto per far ripartire appieno il Paese. In caso di estensione “non bisogna discriminare nessuno”, ha chiarito il ministro dello Sviluppo economico. Dunque neppure i privati.
Una linea già sposata dal governatore del Friuli Massimiliano Fedriga: “Alle imprese noi dobbiamo dare garanzie e fiducia. Quindi dobbiamo dire con chiarezza che invece di chiudere c’è l’alternativa, cioè tenere aperto col Green Pass”. E sul tema era arrivato nelle scorse settimane anche l’ok del presidente della Lombardia Attilio Fontana e di quello del Veneto Luca Zaia, che aveva paragonato il Green Pass a una “una patente di libertà”.
E Salvini? Al segretario, alla fine, non resterà che fare un passo indietro e cedere, ancora una volta, con il rischio dell’ennesima resa dei conti con i propri elettori, pronti a massacrarlo in caso di retromarcia. Non a caso, il leader del Carroccio è già ripartito alla carica contro la ministra degli Interni Luciana Lamorgese: almeno lì, spera, nessun esponente del suo partito verrà a rompergli le uova nel paniere.
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