La Lega rischia di uscire a pezzi dalla battaglia sul green pass. La linea ufficiale del partito, portata avanti dal segretario Matteo Salvini, subisce ogni giorno la pressione montante delle critiche interne. Ad esprimersi in favore di una estensione sempre più massiccia dell’uso del lasciapassare verde sono in prima linea i governatori del Carroccio. Da quello della Lombardia Attilio Fontana, a quello del Veneto Luca Zaia, passando per Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia.
Ma anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha rotto nelle ultime ore gli indugi, schierandosi senza se e senza ma dalla parte del green pass allargato. Una bella gatta da pelare per il segretario Salvini che, almeno stando alle cronache giornalistiche, sembra ormai messo in minoranza all’interno del partito che dovrebbe governare.
A provare a mettere una pezza alla presunta fronda anti salviniana ci pensa Claudio Borghi. Il parlamentare leghista, notoriamente schierato contro il green pass e in favore della libertà vaccinale, è ospite di Tagadà su La7 nella puntata del 14 settembre. La conduttrice Tiziana Panella lo punzecchia sul fatto che la Lega sia totalmente divisa sul tema. E cita appunto le parole di Zaia (“green pass patente di libertà”), di Giorgetti (“green pass utile”) e di Fontana (“mezzo per realizzare una maggiore libertà”).
Ma Borghi non sembra turbato. Intanto, lascia intendere di pensarla come Salvini sulla questione. Fatto non da poco se si considera che è ancora lui il segretario del partito, sottolinea. Il parlamentare prova quindi a sminuire il valore delle parole pronunciate dai governatori. Mentre Giorgetti in questo momento “rappresenta le istanze delle imprese”. Almeno a suo dire. Insomma, conclude Borghi, “vengono fuori delle grandi questioni per un’opinione di un governatore della Lega”, dice riferito a Zaia. “Mi pare che se Emiliano o De Luca o qualche governatore del Pd ha una sua opinione personale, non mi pare che vengano fuori delle questioni così clamorose”. Conclude deciso.
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