Il Consiglio dei Ministri ha votato all’unanimità per l’estensione del green pass. Dal 15 ottobre prossimo il lasciapassare verde sarà dunque necessario per tutti i lavoratori. Sia quelli del settore pubblico che del settore privato. Una vittoria su tutta la linea per il presidente del Consiglio Mario Draghi. E una sconfitta altrettanto fragorosa per la linea politica di Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, nonostante le obiezioni di buona parte del suo partito, ha provato fino all’ultimo ad opporsi al super green pass. Invano.
Il green pass esteso riguarderà dal 15 ottobre ben 23 milioni di lavoratori. Alla fine anche la Lega si è dovuta arrendere. E Mario Draghi ha spiegato le ragioni di questa ulteriore accelerata. “Non ci fermiamo. Il green pass così ampio è quello che serve al Paese. È necessario per continuare ad riaprire l’Italia. Ad affondare il coltello nella piaga delle ferite di Salvini ci ha pensato poi anche Roberto Speranza. “Con questo decreto rendiamo ancora più forte la nostra campagna di vaccinazione e apriamo una nuova fase”, ha puntualizzato il ministro della Salute, non certo amatissimo dalle parti di via Bellerio.
Per quanto riguarda la Lega, invece, è toccato proprio al più draghiano tra i salviniani cercare di strappare almeno una modifica sui tamponi. La validità dei tamponi sarà estesa da 48 a 72 ore. Ma soltanto se si tratta di tamponi molecolari. La richiesta di riaprire le discoteche dal primo di ottobre resta invece in attesa di risposta. Lega spaccata anche sul green pass da presentare in parlamento. Salvini si è detto favorevole, mentre diversi parlamentari ‘no-vax’ sarebbero sul piede di guerra.
Insomma, dopo tante proteste, il leader leghista ha finito per approvare la versione del green pass più stringente d’Europa. O forse del mondo. E, mentre Draghi esulta, Salvini deve fare i conti con il nuovo corso della Lega guidato dai governatori del Nord favorevoli al pass.
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