Matteo Salvini ha ripetuto per tutta l’estate, fino alla fine di agosto, di voler cancellare il reddito di cittadinanza. Poi, nell’ultimo mese, le sue posizioni hanno cominciato a divenire più sfumate. Fino a giungere alla svolta definitiva: mantenere questa misura, ma solo per chi non può veramente lavorare. Un cambio di direzione a 180° che naturalmente ha suscitato critiche e polemiche.
“In manovra economica l’emendamento per farlo lo metto io, avrà la mia prima firma. Dobbiamo assolutamente cancellare il reddito di cittadinanza”. Così parlava Matteo Salvini il 28 agosto scorso da Pinzolo, in provincia di Trento. Domenica 5 settembre il leader della Lega torna sull’argomento. “Il reddito di cittadinanza si è rivelato sbagliato. Proporrò un emendamento alla manovra per destinare alle imprese questi soldi”, dichiara da Cernobbio, sul lago di Como, dove è in corso il Forum Ambrosetti.
Ma le sue dichiarazioni sul reddito di cittadinanza cominciano poi a modificarsi radicalmente. Sui maggiori quotidiani italiani, che fino al giorno prima avevano bocciato la misura bandiera del M5S, cominciano ad affacciarsi dei distinguo. E anche il ministro dello Sviluppo economico leghista, Giancarlo Giorgetti, suggerisce che il reddito “andrebbe trasformato in lavoro di cittadinanza”. E così Salvini comincia a cambiare idea. “L’ impegno è presentare, in sede di Bilancio, un emendamento a mia firma, in cui chiederemo di rivedere o cancellare il reddito di cittadinanza”, dichiara.
Poi, la svolta definitiva che avviene nello studio di Porta a Porta. “Firmerò io l’emendamento in legge di bilancio. – spiega Salvini il 21 settembre nel salotto tv di Bruno Vespa – Bisogna confermare questo sostegno a chi non può lavorare: disabili, invalidi, chi ha la moglie, il marito o il figlio a casa da curare 24 ore su 24. Non puoi lavorare? Non ti abbandono, ti aiuto, ti proteggo”.
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