Ennesima contestazione per Matteo Salvini durante questa campagna elettorale per le elezioni Amministrative. I politici, che in questi giorni stanno battendo in lungo e in largo l’Italia, devono comunque mettere nel conto la possibilità di essere fischiati e contestati dai cittadini che non la pensano come loro. È accaduto ad Enrico Letta a Trieste, dove il segretario del Pd si è scontrato faccia a faccia sul palco con una no-vax. Ma anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha avuto il suo bel da fare a Roma durante un comizio tenuto insieme al sindaco Virginia Raggi. A Salvini sono toccati prima i fischi in Calabria e, nella giornata del 23 settembre, la dura protesta dei cacciatori bresciani.
È noto come quella dei cacciatori sia molto vicina alle posizioni della Lega di Matteo Salvini. Il Carroccio da sempre strizza l’occhio alle associazioni venatorie, preoccupate dalle sempre più pressanti richieste degli animalisti. Stavolta, però, i cacciatori si sentono in qualche modo traditi da chi dice invece di proteggerli.
Accade tutto in Lombardia, vicino Brescia. Nel paese di Torbole Casaglia. Nella giornata di giovedì 23 settembre, il leader leghista sale sul palco per offrire il suo sostegno ai sindaci Roberta Sisti e Giorgio Guarneri, rispettivamente di Torbole Casaglia e di Castel Mella. Ma l’appuntamento elettorale si trasforma in un calvario per lui. Il segretario della Lega viene accolto da una salva di fischi dei cacciatori bresciani e bergamaschi.
Il loro disappunto si deve alla decisione assunta dal Tar della Lombardia di sospendere fino al 6 ottobre l’attività venatoria. Il Tribunale amministrativo ha infatti accolto il ricorso della Lac (Lega per l’abolizione della caccia) che ha chiesto ed ottenuto la sospensione della caccia su tutto il territorio nazionale. I cacciatori si sentono traditi dalla Lega, loro tradizionale partito di riferimento. E riversano allora tutta la loro rabbia su Salvini al grido di “buffone, buffone”.
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