Antonio Pappalardo non potrà più farsi chiamare generale. Secondo quanto si apprende, infatti, l’Arma dei Carabinieri, da cui Pappalardo ha preso congedo nel 2006, ha deciso di degradarlo per motivi disciplinari. Un brutto colpo per il leader e fondatore del movimento dei Gilet arancioni, molto attivo nel contestare le misure di sicurezza prese durante la pandemia. Pappalardo, infatti, si è sempre orgogliosamente fregiato di quel titolo che nessuno, diceva, gli avrebbe potuto togliere.
Il ministero della Difesa, di concerto con l’Arma dei Carabinieri, ha deciso dunque di togliere i gradi all’ex generale Antonio Pappalardo. Il provvedimento sarebbe già stato notificato al diretto interessato. E le motivazioni sarebbero molto gravi: perdita del grado per rimozione, per motivi disciplinari. Insomma, il suo comportamento degli ultimi anni sarebbe stato ritenuto altamente lesivo del prestigio delle forze armate.
Antonio Pappalardo, si legge in una nota, avrebbe “creato disonore alle forze armate durante la pandemia”. A finire nel mirino della censura militare è la sua attività politica, giudicata incompatibile con i gradi di generale dei carabinieri di cui lo stesso Pappalardo andava fiero. Del resto, il capo dei Gilet arancioni negli ultimi mesi, pur non essendo un negazionista del virus, è sceso molte volte in piazza al fianco di esponenti della galassia no-vax. Rigorosamente sempre senza mascherina, visto che Pappalardo la considera “pericolosa”.
“Riteniamo che i lockdown siano inutili e irragionevoli”, ha anche dichiarato nel febbraio scorso. Uno dei pallini di Pappalardo, poi, è la lotta contro quella che viene bollata come la “dittatura sanitaria”. “Ci auguriamo la liberazione dell’Italia da questa dittatura sanitaria e terapeutica. – aveva tuonato ad aprile – I cittadini sono stanchi di ascoltare falsità perché nonostante restrizioni, lockdown, mascherine e altre limitazioni, i morti ci sono sempre e anche i contagi. Tutti i provvedimenti presi dal governo sono inutili”. Parole che ora gli sono costate caro.
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