Giusto o sbagliato dare spazio in televisione alle persone che sostenono tesi e teorie contrarie all’obbligo vaccinale, oppure di contrasto ai provvedimenti del governo Draghi come l’obbligo di green pass? Sui mass media italiani il dibattito è aperto. Ci sono trasmissioni, soprattutto sulle reti Mediaset, favorevoli al confronto tra i cosiddetti no-vax e i sostenitori del vaccino. È il caso di Fuori dal coro di Mario Giordano, di Dritto e rovescio di Paolo Del Debbio e di Quarta Repubblica di Nicola Porro. Ma anche Barbara Palombelli ha dato largo spazio a Stasera Italia alla teoria del Grande Reset sostenuta da Carlo Freccero. Di tutt’altro avviso si dimostra però Lilli Gruber.
“Non trovo tanto giusto dare troppo spazio in chi crede a teorie totalmente non scientifiche e a chi propaga le fake news”. Così sentenzia Lilli Gruber, incalzata dalle domande dei conduttori di Un giorno da pecora, la trasmissione radiofonica di Radio2. “Soprattutto in un periodo di pandemia, abbiamo bisogno di un’informazione seria, documentata, verificata. – prosegue nel suo ragionamento la conduttrice di Otto e mezzo – Perché lasciar raccontare balle in libertà in tv?”, si domanda polemicamente.
In studio le ricordano che, dal 15 ottobre prossimo, sarà obbligatorio mostrare il green pass anche sul posto di lavoro. E anche in questo caso Lilli Gruber non fa sconti. “La7 è stata sempre all’avanguardia con le misure. Quelli che non hanno il green pass saranno in collegamento”, avverte la giornalista. E sulla eventualità che il professor Massimo Cacciari, nettamente contrario al green pass, possa essere suo ospite, aggiunge: “Credo sia vaccinato. Non mostrerebbe il green pass? Credo che lo farebbe, lo farà”.
“Il presidente Draghi ospite? – Lilli Gruber risponde a un’altra domanda – Per il momento è no, non va da nessuna parte. Fa bene? Secondo me sì, purtroppo. Ma non dovrei dirlo. In Italia i politici vanno molto in tv, io ne ho pochi. Prendo i leader di partito o i ministri di un governo. Credo che le cose complesse si possano spiegare meglio con commentatori, giornalisti e opinionisti che studiano e conoscono le cose. Con il politico si mette in conto che ci sia una parte di propaganda”, conclude.
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