L’inchiesta su Luca Morisi procede. Ma sono ancora diversi i punti da chiarire da parte degli inquirenti. L’ormai ex spin doctor di Matteo Salvini è indagato a Verona per cessione di sostanze stupefacenti. Ad incastrarlo è stato il racconto fatto ai carabinieri da due ragazzi romeni, fermati dopo essere usciti dalla sua abitazione in località Belfiore. Uno dei due giovani, entrambi di nazionalità romena, ha consegnato ai militari una bottiglietta confessando che fosse ghb (la cosiddetta droga dello stupro), ceduto loro proprio da Morisi. Lui si difende affermando che quella droga non fosse sua. Ma è mistero anche sull’identità di un quarto uomo presente nella sua abitazione, un cinquantenne.
Non è ancora chiusa l’indagine che ha per protagonista Luca Morisi. Il numero degli indagati potrebbe infatti aumentare. Resta ancora da stabilire, infatti, l’identità e il ruolo svolto da un quarto uomo presente nel suo appartamento di Belfiore nella notte tra il 13 e il 14 agosto scorso, oltre ai due ragazzi romeni e al padrone di casa. Si tratta di una persona sulla cinquantina.
Bisogna inoltre stabilire se il liquido trovato nella bottiglietta consegnata da uno dei ragazzi sia effettivamente ghb. E poi ci sono i tabulati telefonici di Morisi ancora tutti da spulciare. “Quel flacone con del liquido non era di Luca Morisi, il quale – evidentemente – non può averlo ceduto a terzi”, afferma il suo avvocato Fabio Pinelli.
Lo stesso legale, inoltre, nega decisamente che quel giorno fosse presente a casa sua un quarto uomo. Il cinquantenne appunto. E rivela anche che ci sarebbe un altro indagato nell’inchiesta: uno dei due romeni. “Nel corso della perquisizione a casa di Luca Morisi non è stato sequestrato materiale informatico: né smartphone né pc”, precisa l’avvocato. Ma la versione degli inquirenti non coincide affatto con quella dell’avvocato. Secondo la ricostruzione fornita alla stampa, infatti, la presenza del misterioso quarto uomo viene confermata.
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