Luciana Lamorgese nel mirino dell’opposizione. Il ministro dell’Interno si presenta martedì 19 ottobre alla Camera per un’informativa sui fatti del 9 ottobre scorso. Quel giorno, a Roma, la manifestazione del movimento No green pass, organizzata a piazza del Popolo, sfociò nel tardo pomeriggio nell’assalto alla sede della Cgil. La Lamorgese respinge tutte le critiche su una presunta gestione deficitaria dell’ordine pubblico o su presunti accordi con le frange più estreme della protesta, come Forza Nuova. Ma dagli scranni parlamentari piovono proteste al suo indirizzo. È scontro tra il presidente dell’Aula, Roberto Fico, e alcuni deputati di Fratelli d’Italia.
“Rinnovo la mia solidarietà alla Cgil e la mia vicinanza alle forze di polizia”, dichiara Luciana Lamorgese in apertura del suo intervento. In merito all’ipotesi che quanto accaduto fosse parte di un “disegno quasi assecondato, devo respingere fermamente questa lettura, perché essa oltre a non tener conto del susseguirsi dei fatti, insinua il dubbio che le forze di polizia si prestino a essere strumento di oscure finalità politiche. È un’ingiusta accusa”, si difende con decisione il ministro.
Respinto al mittente anche “l’inquietante retroscena” che nella piazza dei contestatori fossero presenti agenti infiltrati. Erano presenti solo “agenti della Digos in borghese”, ammette Lamorgese. Come del resto accade in ogni manifestazione. “Alle 16.45 senza alcuna autorizzazione circa 3mila manifestanti hanno iniziato a muoversi in corteo da piazzale Flaminio. In maniera impetuosa e disordinata. E per un breve momento le forze di polizia hanno accusato una grave difficoltà di reazione”, ricostruisce la titolare del Viminale.
“Le interlocuzioni della polizia con Castellino avevano lo scopo di guadagnare tempo per riorganizzare” le forze dell’ordine, aggiunge anche Lamorgese. Ma a questo punto al suo indirizzo sono già partiti brusii e proteste provenienti soprattutto dai banchi di Fdi. Il presidente Fico è costretto più volte a richiamare all’ordine i deputati meloniani Federico Mollicone e Andrea Delmastro.
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