Carlo Taormina protagonista di Zona bianca. L’avvocato è ospite di Giuseppe Brindisi nella puntata del talk show di Rete 4 in onda mercoledì 20 ottobre. Insieme a lui ci sono anche i giornalisti Claudia Fusani e Augusto Minzolini. Taormina è il legale di alcuni degli arrestati per l’assalto alla sede della Cgil di sabato 9 ottobre a Roma. Tra questi, Giuliano Castellino e Roberto Fiore. E proprio di questo si discute nello studio. Con la tensione che si alza più volte, soprattutto quando l’avvocato parla di un “noto politico” che avrebbe incontrato Castellino prima della manifestazione.
“Questo è un Paese nel quale la piazza è criminalizzata sistematicamente. – dichiara Taormina – È un Paese in cui la cultura di destra, l’essere persone di destra, sta diventando qualcosa di assolutamente impraticabile. Questa è la realtà delle cose. Se ci stanno i gruppettari e i black bolc che entrano dentro alle piazze e creano le situazioni che tutti quanti conosciamo e che condanniamo, distinguiamo bene. Cerchiamo di capire bene come stanno le cose. Non facciamo ragionamenti massificati, dicendo addirittura ‘ringrazi il presidente del porto di Trieste che la fa lavorare’. Cara dottoressa Fusani – si rivolge poi alla giornalista – il lavoro è un diritto dei cittadini secondo la Costituzione”.
“Quindi non dobbiamo ringraziare nessuno. Perché il lavoratore costituisce la ricchezza del nostro Paese. Quindi questo servilismo nei confronti di chi dà il lavoro…”, prosegue l’avvocato, interrotto però dalla sua interlocutrice. “Il servilismo se lo può tener per sé. Servilismo lo dice lei. Attenzione a come parla”, sbotta la Fusani. “Lo ha detto lei”, prova a difendersi Taormina.
Poi, l’avvocato battibecca pure con Minzolini. “Togli la parola Covid e metti la parola peste. Se uno alla peste può andare a lavorare? No”, lo incalza il direttore de Il Giornale. Infine, tocca al conduttore provare a fare lo scoop. Brindisi gli domanda se conosce il nome del “noto politico” che avrebbe incontrato Giuliano Castellino prima della manifestazione di Roma del 9 ottobre. “Ma certo che lo so, ma ovviamente non glielo dico”, lo gela però il suo ospite. Taormina, invece di fare quel nome, punta il dito contro gli “infiltrati” delle forze dell’ordine nel corteo.
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