Il messaggio reso pubblico pochi giorni fa dall’Inps sta sollevando un polverone di polemiche. L’assegno di invalidità potrà continuare ad essere erogato a tutti i disabili che ne hanno diritto, a patto però che questi ultimi non lavorino. Neanche se hanno un’occupazione dove guadagnano meno di 400 euro. Peccato però che l’assegno di invalidità consista solo in poche centinaia di euro. Dopo questa decisione molti disabili rischiano quindi di finire in povertà.
La polemica sull’assegno di invalidità ai disabili e esplosa qualche giorno fa quando l’Inps ha pubblicato un messaggio a firma del direttore generale Gabriella De Michele. Nel testo si legge che, a partire dal 14 ottobre 2021, “l’assegno mensile di assistenza, di cui all’articolo 13 della legge n. 118/1971, sarà liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario”. In parole povere, tutti quei disabili che svolgeranno un lavoretto dovranno rinunciare al loro assegno.
I disabili dovranno quindi restare a casa senza poter svolgere alcuna attività retribuita se si vogliono tenere stretto l’assegno di invalidità. In caso contrario, dovranno rinunciare all’assegno da 287,09 euro per tredici mensilità corrisposto attualmente dall’Inps. La soglia critica da non superare è quella di un reddito annuale da non più di 4.931 euro. A pagare caro questa decisione potrebbero essere tutte quelle persone affette da disabilità non grave: dal 74% al 99%.
A difesa della sua decisione, l’Inps cita due sentenze della Corte di Cassazione, la numero 17388 del 2018 e la numero 18926 del 2019, secondo le quali ha avuto ragione l’avvocatura dell’ente previdenziale a fare ricorso contro sentenze di appello a favore di invalidi privati del loro assegno. “Il mancato svolgimento di attività lavorativa è un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale”, si legge nelle sentenze che saranno pure in punta di diritto, ma che di umano non hanno nulla.
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