Mancano poche ore al doppio incontro che potrebbe segnare il futuro del centrodestra. Dopo il pranzo chiarificatore a Villa Grande, i tre leader Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si incontrano di nuovo per cercare di dare una linea politica comune alla coalizione uscita con le ossa rotte dalla recenti elezioni Comunali. Dopo questo vertice a tre, i leader di Forza Italia e Lega incontreranno i sei ministri dei loro partiti presenti nel governo Draghi. In questo caso, sono soprattutto i ministri forzisti a temere di finire nuovamente sotto l’influenza sovranista di Salvini.
Tra mercoledì e giovedì il centrodestra è chiamato a due incontri decisivi. Il primo, quello tra i tre leader, sembra apparentemente il più tranquillo. La ritrovata unità sancita dal patto delle pere a Villa Grande dovrebbe reggere per il momento. La parola d’ordine tra Berlusconi, Salvini e Meloni sembra essere ‘coordinamento’. Basta dunque presentarsi in ordine sparso su ogni cosa, anche se Fratelli d’Italia è all’opposizione, mentre Lega e Forza Italia appoggiano Draghi, se pur con sfumature diverse.
Se la pace è scoppiata al vertice del centrodestra, non altrettanto si può dire per i ministri. Sono soprattutto quelli di Forza Italia, come già accennato, a non voler più finire sotto il tacco del sovranismo. Meglio secondo loro continuare ad appoggiare Draghi dal centro, staccandosi dall’estrema destra. I ministri Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna sono perfino arrivati ad adombrare eventuali scissioni da Forza Italia. Ipotesi però subito rispedita al mittente da Berlusconi.
“Va bene il dialogo. Ma se Matteo Salvini pensa di venire a dettare la linea come fa con i suoi, allora si sbaglia”, fanno sapere a mezza bocca gli ammutinati forzisti. “C’è sempre stata una collaborazione positiva tra i ministri del centrodestra. Ma ben venga un miglior coordinamento tra Fi e Lega al governo. – proseguono – Si lavora per rafforzare l’azione del centrodestra, a trazione moderata, all’interno dell’esecutivo. Non possiamo permetterci il lusso di lasciare Mario Draghi alla sinistra”.
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