Alla fine, dopo mesi di tira e molla e infinite polemiche, il Ddl Zan si arena in Senato. La legge sull’omotransfobia che porta il nome del deputato del Pd Alessandro Zan rischia dunque di non vedere mai la luce. Decisiva la decisione del presidente di Palazzo Madama, la forzista Elisabetta Casellati, di accordare il voto segreto sulla cosiddetta tagliola. I 154 i voti favorevoli contro i 131 contrari hanno così decretato l’interruzione dell’esame di articoli ed emendamenti. E, di fatto, anche dell’iter del disegno di legge.
Sembra un’Italia ancora in guerra civile, dove i diritti muoiono, quella rappresentata plasticamente dai parlamentari italiani. Veramente un bruttissimo spettacolo quello di deputati e senatori che se le sono date di santa ragione, senza esclusione di colpi negli ultimi mesi, per difendere o affossare il Ddl Zan. Da una parte Pd e centrosinistra, schierati come su una invalicabile linea del Piave contro qualsiasi tentativo di modificare anche un solo passaggio del testo. Dall’altra, l’implacabile opposizione di principio portata avanti soprattutto da Lega e Fratelli d’Italia.
Il risultato è stato lo stop definitivo al Ddl Zan in Senato. Anche in questo caso le contrapposizioni insanabili tra le due parti del Paese si sono rispecchiate nell’esultanza sfrenata dei senatori di centrodestra, ripresi dalle telecamere presenti in aula. Felicità totalmente opposta rispetto alla delusione dei ‘pasdaran’ della legge sull’omotransfobia.
Insomma, per l’ennesima volta l’Italia, tutta insieme, non riesce a fare un passo avanti verso la modernità. Per colpa di un muro contro muro tutto propagandistico e per nulla contenutistico. A forza di sventolare bandiere identitarie, la politica italiana preferisce l’eterna guerra civile anche su valori che, come la battaglia contro l’omofobia, dovrebbero essere condivisi. Una cattiva destra ottusamente drastica e una sinistra ideologicamente puntigliosa hanno ancora una volta ucciso la speranza di un passo avanti verso un’Italia più moderna.
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