L’affossamento del Ddl Zan in Senato sta provocando reazioni contrastanti tra i promotori della legge sull’omotransfobia e i loro oppositori. Lo strappo si è consumato nel pomeriggio del 27 ottobre, quando a Palazzo Madama è stata approvata con voto segreto la cosiddetta tagliola su articoli ed emendamenti che manda di fatto in soffitta la proposta del deputato Pd Alessandro Zan. Le scene di esultanza sfrenata provenienti dai banchi del centrodestra hanno fatto infuriare la sinistra. E, come se non bastasse, ci pensa il senatore leghista Simone Pillon a spargere benzina sul fuoco.
Sono innumerevoli i commenti negativi e di condanna provenienti dagli esponenti del centrosinistra di fronte alle immagini dei loro colleghi che esultano per la bocciatura del Ddl Zan. “Indecente l’esultanza delle destre in Senato. – scrive la deputata Dem Laura Boldrini su Twitter – Affossare la legge Zan significa lasciare soli davanti all’odio, comunità Lgbtqia+, disabili e donne. È un passo indietro per l’Italia. La verità? – conclude – Una politica cinica ha svenduto la dignità delle persone. Ma noi andremo avanti”.
Ma anche dal mondo dello spettacolo si levano voci indignate. Il primo ad esporsi è stato Fedez prendendosela direttamente con Matteo Renzi. Poi è stato il turno dell’ex parlamentare Vladimir Luxuria e della cantante Paola Turci. “Mi davano del fro…Quegli applausi in Senato sono stati dolorosi”, commenta invece in una storia Instagram un amareggiato Tiziano Ferro.
Dall’altra parte della barricata si piazza il senatore cattolico-conservatore della Lega, Simone Pillon. “154 a 131. Ciao ciao Zan”, cinguetta Pillon subito dopo il voto in Senato. “Che gioia sapere che l’Italia ha saputo ritrovare le sue radici e i suoi valori. Che gioia sapere che possiamo garantire un futuro migliore ai nostri bambini senza indottrinamenti o ideologie”, aggiunge in un altro post l’ex organizzatore del Family Day. “Dopo il voto di ieri le organizzazioni LGBTQYZ e i loro alfieri – ironizza e provoca ancora sui social – anziché fare un doveroso mea culpa per i contenuti ideologici del Ddl Zan hanno incolpato i senatori di essere arretrati, medievali e omofobi. Oggi è ancor più chiaro il pericolo che abbiamo scampato”, conclude.
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