Non tutti gli omosessuali sono delusi e arrabbiati per lo stop al Ddl Zan. È il caso di Antonino Spirlì, esponente politico della Lega in Calabria e gay dichiarato. Spirlì è un personaggio che da sempre fa discutere la comunità lgbt per le sue posizioni fuori dal coro, giudicate però da molti offensive e potenzialmente dannose. Sono note le sue esternazioni in cui utilizza termini come “fro…” per autodefinirsi. Stavolta il politico salviniano commenta con lo stesso tono la sconfitta del centrosinistra sulla legge contro l’omotransfobia.
“La sconfitta del ddl Zan è una vittoria di civiltà, contro una legge che il signor Zan tentava di far approvare a suo imperituro ricordo, uno che voleva passare alla storia per una norma con il suo nome, nulla di più”, dichiara all’Adnkronos l’ex governatore della Calabria (dopo la morte improvvisa di Jole Santelli). “Gli italiani hanno scelto di non tagliare la lingua agli italiani, le parole fanno male come una lama quando sono lame, non in quanto parole”, aggiunge Spirlì.
“Io posso continuare a usare termini come ‘frocio’ e ‘ricchione’. Me lo dice ora pure il Parlamento e il popolo, rappresentato da chi ha votato no a questa legge”, rivendica con orgoglio il politico ex berlusconiano. “Erano loro che volevano creare un ghetto sociale per gli omosessuali. – prosegue accusando gli estensori del Ddl Zan – Un recinto molto più volgare della parola ‘ricchione’. Il no al ddl Zan è stato votato anche dal centrosinistra. Non è un sordo no del centrodestra, siamo di fronte a una scelta condivisa dal popolo italiano”, questa la convinzione di Spirlì.
“Il Parlamento mi dice che le parole non devono far paura”. Prosegue poi spiegando che i termini all’apparenza offensivi che ha appena utilizzato “sono una spontaneità che se prese nella giusta misura non offendono nessuno. Altrimenti dovremmo tacere sempre e non è possibile. Io mi sento offeso a essere messo in una categoria. I ghetti sociali sono quelli che allontanano”, conclude.
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