Odio e amore. E anche un fortissimo interesse politico. Non si può spiegare altrimenti l’atteggiamento tenuto da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte rispetto all’ipotesi della nomina di Mario Draghi a presidente della Repubblica. I tre leader, rispettivamente di Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle, hanno tutti espresso pubblicamente il loro favore nei confronti dell’ascesa al Colle dell’attuale premier. Ma tutti e tre hanno più volte dimostrato di soffrire la sua presenza a Palazzo Chigi. Una apparente contraddizione che però sembra avere la sua spiegazione.
Per quanto riguarda Matteo Salvini, il capitano leghista ha ribadito a più riprese il suo incondizionato appoggio alla candidatura quirinalizia di Silvio Berlusconi. Ma quella del fondatore di Forza Italia non è certo l’unica candidatura possibile in casa Lega. Mario Draghi, infatti, resta ancora il candidato più forte. Quindi, in caso di una sua possibile elezione alla prima votazione, come accadde ad esempio nel 1985 per Francesco Cossiga, Salvini e i suoi non si tirerebbero indietro. “Draghi lo voterei anche domattina”, dichiara l’ex ministro dell’Interno.
Discorso diverso per Giorgia Meloni, Il suo partito attualmente si trova all’opposizione del governo Draghi. “Il centrodestra è d’accordo sul fatto che Mario Draghi potrebbe essere un buon presidente della Repubblica”, ha aperto la porta la leader di Fdi già un mese fa. Poi è arrivato il ‘patto delle pere’ nella villa romana di Berlusconi. Ma la Meloni potrebbe optare ancora per Draghi. Sia per provare ad andare ad elezioni anticipate dopo la sua elezione al Colle. Sia soprattutto per segnare l’ingresso definito del suo partito nella politica che conta.
E Conte? Anche il leader del M5S ha aperto ufficialmente all’ipotesi Draghi al Quirinale. Secondo alcuni retroscena, l’ex premier ce l’avrebbe ancora a morte con il suo successore per il modo in cui è avvenuta la sua defenestrazione da Palazzo Chigi. Ma Conte ha anche il problema di governare un movimento in subbuglio. Per questo ha già fatto sapere ai suoi parlamentari, timorosi di andare ad elezioni anticipate e perdere così il diritto alla pensione, che “con l’elezione di Draghi non si va al voto”.
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