Si fa amare dai suoi assistiti, ai quali fa guadagnare cifre impensabili grazie a contratti imbottiti di bonus e diritti d’immagine. Le società invece lo odiano, perché sanno che, alla fine, vince sempre lui, in un modo o nell’altro. Per questo personaggio tutto si basa su un rapporto di fiducia diretto con i suoi rappresentati, pochi ma buonissimi, veri cavalli di razza.
Questo è Carmine “Mino” Raiola, il figlio di immigrati che nel 1968 decisero di lasciare Angri, terra di confine tra il Vesuviano e il Salernitano, per cercare fortuna in Olanda. Lui aveva solo un anno. I genitori Mario e Annunziata aprirono una paninoteca-pizzeria ad Haarlem nella quale Mino mosse i primi passi nel mondo del lavoro come cameriere, dimostrando però, quasi da subito, un innato talento negli affari.
Tutto, come detto, ha preso inizio nel locale di famiglia, dove serviva ai tavoli pizze e piatti di spaghetti. Lì conobbe il presidente dell’Haarlem, una delle società più antiche d’Olanda, al quale un giorno imputò: “Tu non capisci niente di calcio”. L’uomo fu così sorpreso dalla sicurezza di quel ragazzino, che poco dopo decise di affidargli, dapprima il ruolo di responsabile delle giovanili e successivamente la direzione tecnica della società.
Nel frattempo, a 19 anni, Mino Raiola aveva comprato un McDonald’s, che poi rivendette in breve tempo, registrando una plusvalenza tale da permettergli di aprire una società di intermediazione, con la quale diventerà il rappresentante unico dei giocatori olandesi in Europa. Così ha avuto inizio la sua inarrestabile scalata nel mondo del calciomercato. Un’azienda adesso capace di movimentare 4 miliardi all’anno ed un business per tutti: agenti, calciatori, club, sono loro ad alimentare il grande circo dei trasferimenti, a colpi di assegni circolari, bonifici, ma anche (soprattutto) fideiussioni.
Raiola, in Italia, arriva portando Bryan Roy al Foggia, poi Bergkamp e Jonk all’Inter. A seguire orchestra il passaggio di Nedved dalla Lazio alla Juve, che fruttò all’agente una buona percentuale, dei 70 milioni scuciti dai bianconeri, a cui aggiungere quella dovuta sull’ingaggio della “Furia Ceca”. Procede e scala tutte le gerarchie del calcio sempre seguendo la sua filosofia, ovvero piazzare i suoi uomini nei club più importanti e strappare contratti milionari. La sua base operativa è a Montecarlo, dove ha sede la “Mino Raiola Spa”, con una parcella che in molti casi è arrivata sino al 10% del prezzo pagato per il cartellino, a cui, ovviamente si somma la famosa percentuale sull’ingaggio.
Resta tuttavia molto complicato fare i conti in tasca a Mino Raiola, che la rivista Forbes stima attualmente come il terzo agente più potente nel mondo del calcio (dietro a Jorge Mendes e Jonathan Barnett), capace di fatturare ogni anno una cifra intorno ai 35 milioni.
Tra i suoi assistiti ci sono assoluti fuoriclasse come Paul Pogba, Romelu Lukaku, Henrikh Mkhitaryan, Mario Balotelli, Blaise Matuidi e Zlatan Ibrahimovic. Una scuderia di livello assoluto, che lo ha fatto diventare milionario. Con grande lungimiranza, si è accaparrato l’esclusiva sul nuovo rubino del calcio mondiale, il giovanissimo portiere del Milan Gigio Donnarumma, appena maggiorenne, talento purissimo e fisico da paura, il cui valore si calcola intorno ai 100 milioni di euro. Sarà lui il suo prossimo colpo da piazzare, i rossoneri tremano perché il suo contratto scade l’anno prossimo ed in questi casi, con Mino Raiola, non si può certo dormire sonni tranquilli.
Questi i suoi colpi migliori:
Nel 2010 tra Robinho e Ibra al Milan e Balotelli al Manchester City ha spostato oltre 100 milioni di euro, che significa oltre 10 milioni di guadagno in un’estate. Non male per chi ha iniziato servendo pizza e spaghetti.
Nel 2012 il capolavoro: fiutata l’aria di smobilitazione in casa Milan, Raiola organizza il passaggio di Ibra al Paris Saint Germain. Il prezzo del cartellino è anche moderato, 25 milioni, ma è l’ingaggio ad essere stellare, sfiorando i 15 milioni bonus inclusi. Ottiene inoltre la procura del centravanti del Belgio Romelu Lukaku, facendo uscire dalle casse del Chelsea prima, che lo prelevò dall’Anderlecht, e dell’Everton poi, che lo acquistò dai Blues, 50 milioni complessivi per il solo cartellino per un giocatore che doveva ancora sbocciare del tutto.
Poi la trattativa condotta segretamente nell’agosto 2014 che portò Balotelli dal Milan al Liverpool per 20 milioni con un ingaggio di 6 milioni netti, che solo dopo si sarebbero rivelati una zavorra.
Infine nell’estate 2016 “Re Mino” ha portato al Manchester United Pogba, Ibrahimovic a costo zero e Mkhitaryan, e in cambio è stato ricoperto d’oro. Dall’operazione Pogba ha incassato 25 milioni dalla Juve (da sottrarre ai 105 incassati dai bianconeri) e altri 10 dal Manchester United (in questa cifra ci sarebbe anche un bonus per Ibra a zero). Altri 8 sono arrivati sempre dallo United per l’affare Mkhitaryan con il Borussia Dortmund. E ulteriori 6-7 (e la stima è al ribasso) Mino li ha fatturati grazie alle commissioni sugli ingaggi dei suoi assisti, che per lui oscillano tra il 5% e il 7% sul lordo. Senza dimenticare anche Van Der Wiel, passato a parametro zero al Fenerbahce.
Insomma, cifre da far girare la testa. D’altronde in questo caso siamo di fronte a qualcosa di più di un semplice procuratore. Perché quello che una volta Ibrahimovic definì come “un meraviglioso ciccione idiota “, solo nell’ultimo anno, ha movimentato 500 milioni tra valore dei trasferimenti, commissioni e ingaggi.
Levandosi anche lo sfizio di acquistare a Miami – per 8 milioni di euro – la mega villa appartenuta ad Al Capone. Questo forse per compiacere l’amico Ibra, che scherzando lo paragona ai Soprano. Otto camere da letto, sei bagni, tremila metri quadrati di giardino: quisquilie per un uomo che quest’estate ha incassato una cifra che oscilla tra i 30 e i 50 milioni di euro: un fiume di soldi, per un vero ‘BusinessMan’.