Rischiano di finire nei guai i manifestanti No green pass che sabato scorso a Novara si sono vestiti come i deportati nei lager nazisti. Secondo quanto si apprende, infatti, la Procura della città piemontese avrebbe aperto un’inchiesta. Da chiarire però che, al momento, nessun nome è stato iscritto nel registro degli indagati e non è stata formulata alcuna ipotesi di reato.
È un’indagine esplorativa, se così si può definire, quella aperta dalla Procura di Novara dopo la manifestazione di sabato 30 ottobre. A scendere in piazza sono stati gli attivisti del movimento No Green pass. Il corteo si è svolto senza alcun incidente o momento di tensione. A far discutere però, e molto, l’opinione pubblica, sono le immagini di un folto gruppo di manifestanti che indossa una divisa a strisce bianche e nere, come quella dei deportati nei campi di concentramento.
L’indignazione si è subito propagata a macchia d’olio sui social network, con migliaia di messaggi di condanna per un gesto definito da molti vergognoso. Anche la comunità ebraica di Novara e Vercelli ha voluto far sentire la sua voce. È già successo in altre città italiane. Ma queste persone non sanno cosa è stata la Shoah. È pazzesco che si manifesti in questo modo”, si lamenta Rossella Bottini Treves.
Una delle organizzatrici del provocatorio corteo, l’infermiera Giusy Pace, prova a difendere le ragioni della protesta, ma senza ottenere troppo successo. È un fraintendimento. – si giustifica la donna – Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati. Perché noi siamo la minoranza. Ci definiscono terrapiattisti, no vax, fascisti. Sono tutte storture. Ora anche gli ebrei: è pazzesco. Concentramento nel senso di concentrazione. Noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso. Non volevamo paragonarci ad Auschwitz. Se avessi voluto scegliere un campo avrei scelto Dachau in cui c’erano i politici, tutte le minoranze”.
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