Picchiata e oppressa dai suoi stessi familiari perché “troppo occidentale”. E’ questa la colpa di Alisha (nome di fantasia), una 14enne di origini bengalesi, che si sarebbe opposta ai rigidi dettami dell’Islam come l’obbligo per le donne di indossare il burqa. Ma non solo: “Mio padre e mia madre vogliono che lasci la scuola per sposarmi – ha raccontato Alisha a Repubblica -. Hanno organizzato tutto loro, vogliono riportarmi in Bangladesh, dove sono nata. Io non ci voglio andare”. Nonostante Alisha e la sua famiglia vivono in Italia da oltre 10 anni, alla ragazza era stato proibito di integrarsi a pieno comportandosi come le sue coetanee occidentali. Alisha però alle rigide regole familiari non ci stava affatto. I suoi atti di ribellione però hanno fatto finire la ragazza in ospedale con un trauma cranico, dopo esser stata aggredita dal fratello 17enne. Grazie al conforto di una professoressa di italiano, un’insegnante che nel tempo libero aiuta la giovane a superare le difficoltà con la lingua, Alisha ha trovato la forza di denunciare tutto ai carabinieri. Le ipotesi di reato ventilate dalla procura dei minori di Roma nei confronti della madre e del fratello maggiore sono di maltrattamenti e lesioni personali.
Erano le 10.30 del mattino quando nell’appartamento si accese l’ennesima discussione. “Volevano che mettessi il burqa, ma io mi sono rifiutata – ha ricostruito la ragazza – mio fratello mi ha presa a schiaffi, mi ha strattonata e mi ha scaraventata contro il muro. Poi mi ha spinta ancora e ho battuto la testa contro un mobile”. I carabinieri annotano tutto e alle 18 l’accompagnano all’ospedale Grassi di Ostia dove la 14enne è stata indirizzata nel percorso rosa per donne vittime di violenza. Ai medici Alisha ha raccontato delle continue violenze psicologiche da parte del padre e della madre che la vorrebbero costringere a rinunciare agli studi e a sposarsi con un matrimonio combinato in Bangladesh, così come riportato anche da Canale 10. Dopo 40 minuti di visita, intorno alle 19, la ragazza è stata dimessa con 15 giorni di prognosi per essere accompagnata in una struttura protetta per minori. Adesso Alisha a casa non ci vuole tornare mai più.
La storia di Alisha purtroppo non è un caso isolato. Basta pensare alla tragedia vissuta da Saman Abbas, la ragazza pakistana che la scorsa estate a Reggio Emilia è stata uccisa dallo zio perché si era rifiutata di sposare il cugino.
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