Mario Monti torna sui suoi passi e rettifica le affermazioni fatte appena 24 ore prima. L’ex presidente del Consiglio, oggi senatore a vita, ha scatenato una bufera politica e mediatica con le dichiarazioni rilasciate in diretta tv durante la trasmissione di La7, In Onda. Nella serata di sabato 27 novembre, Monti parla senza mezzi termini di utilizzare delle “modalità meno democratiche dell’informazione” per contrastare la pandemia di Covid, visto che ci troviamo in uno stato di “guerra”. Parole che lui stesso è costretto a stigmatizzare definendole una “espressione infelice”.
“Ho usato un’espressione infelice e impropria (sulle modalità meno democratiche). Però, al di là del termine infelice, il tema esiste”. Il conduttore di In Onda, David Parenzo, legge un comunicato durante la puntata di domenica 28 ottobre. L’autore è naturalmente Mario Monti che, solo il giorno prima, aveva lasciato tutti a bocca aperta con le sue dichiarazioni sull’informazione ai tempi della pandemia. L’altra conduttrice, Conchita De Gregorio, aveva provato a chiedere lumi a Monti su chi e come dovrebbe gestire questa informazione con modalità meno democratiche. Ma le risposte dell’ex premier erano state ancor più stupefacenti.
Ma cosa ha detto Monti di tanto grave? “Bisogna trovare modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione”, ha proposto parlando di pandemia. “D’altra parte è come se fossimo in guerra. Ma nessuno si è posto il problema di adeguare la comunicazione a una situazione di guerra. Credo che, andando avanti la pandemia o in futuri disastri per la salute, bisognerà trovare un sistema che dosi dall’alto l’informazione”, ha aggiunto. Alla domanda della Gregorio su chi dovrebbe decidere, la replica del senatore a vita è stata netta: “Il governo, ispirato e istruito dalle autorità sanitarie”.
Parole talmente pesanti da costringere lo stesso Monti a rettificare. “Nessuna censura, piuttosto un nuovo ruolo dell’informazione in una situazione di emergenza. – dichiara durante la festa de Il Foglio – Noi abbiamo già accettato di buon grado limitazioni mai immaginate alla nostra libertà di movimento. Diciamo di stare in guerra, ma appunto c’è da chiedersi in questa guerra in un sistema democratico come si affronta l’emergenza? È confacente che ogni canale tv dedichi 10-15 ore al giorno a questi temi?”.
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