Accusato di lesioni e stalking a danno dell’ex compagna, con la quale ha avuto una storia della durata inferiore a un anno, Enrico Varriale ha cercato di difendersi dalle accuse, raccontando alle pagine di Repubblica la sua versione dei fatti. In parte ammettendo gli errori commessi, ma puntando il dito a sua volta contro la donna alla quale è stato legato.
Varriale ha smentito la ricostruzione dell’ex compagna, che ha spiegato di essere stata colpita con dei calci durante una lite e sbattuta al muro: “Il gip ha accolto la tesi della signora – ha obiettato lui – per questo motivo ho deciso di affrontare il processo con rito ordinario. Così avrò modo di raccontare l’intera storia in un dibattimento”.
Nel corso dell’intervista, Varriale ha sempre chiamato “signora” l’ex compagna, raccontando di aver iniziato a frequentarla a novembre 2020: “Lei veniva a Roma, da me, una settimana sì e una no. Diceva di essere ‘prigioniera’ di un matrimonio inesistente. Piangeva al telefono, si sentiva in gabbia. Ritenevo la cosa umiliante per lei e per me, così le ho chiesto di scegliere, un rapporto saltuario non mi interessava. A maggio, come tappa intermedia aveva affittato una casa vicino alla mia”.
Poi, secondo Varriale, lui le avrebbe posto un ultimatum: dopo il 15 luglio 2021 “o si ufficializzava o si interrompeva la relazione. Non ebbi risposta”. Poi, un inizio di alterchi in cui anche Variale sarebbe stato colpito: “Voglio dire due cose. La prima: Non le ho mai messo le mani al collo. Al Gemelli le hanno fatto una prognosi di cinque giorni. Un’abrasione alla base del collo, solo un’abrasione. La seconda è che ci siamo colpiti tutti e due. Non l’ho picchiata. Non ho provato a strangolarla. È stato un litigio. Alla fine avevo l’occhio pesto, quello messo peggio ero io. Lo hanno visto diverse persone, anche nei giorni successivi. Ma io non mi sono fatto refertare. Una colluttazione non è meno grave. È comunque diverso. Io non ho mai picchiato una donna”.
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