Mario Monti torna sul ‘luogo del delitto’ nello studio di In Onda su La7. La settimana scorsa l’ex presidente del Consiglio era finito al centro delle critiche per una frase sulla “somministrazione dell’informazione”. Poi giudicata da lui stesso “infelice”. Nella serata di sabato 4 dicembre, Monti è nuovamente ospite del programma condotto da Concita De Gregorio e David Parenzo. Ma, invece di chiarire fino in fondo il suo pensiero, finisce per esprimere un giudizio severissimo sul popolo italiano.
“Bisogna trovare delle modalità meno democratiche secondo per secondo nella somministrazione dell’informazione sul Covid”. Così Mario Monti si era espresso in diretta televisiva durante In Onda, suscitando una violenta polemica, soprattutto sui social network. Nella puntata del 4 dicembre, il senatore a vita decide di spiegare meglio che cosa volesse dire. Parenzo però gli domanda prima un’opinione sulla recente ricerca del Censis secondo cui per il 31,4% degli italiani il vaccino è un farmaco sperimentale e i vaccinati sono ‘cavie’. Per il 21,7% la scienza fa più danni che benefici. Per il 10,9% i vaccini sono inutili e per il 5,9% il Covid non esiste.
“Qui c’è un problema di fondo che è lo scarso livello di educazione e di preparazione del popolo italiano. – questa la replica di Mario Monti che sta facendo discutere – Questo viene fuori purtroppo in modo sistematico ogni volta che vengono pubblicati i dati (del Censis). Questo, non parliamone stasera, ma ovviamente ha anche un riflesso sulla capacità del popolo italiano, dove ovviamente ognuno ha il sacrosanto diritto di voto. Ma la capacità di esprimere un orientamento politico è molto bassa. Stiamo parlando di una lacuna grave e storica dell’opinione pubblica italiana”.
“Non ho parlato minimamente dei no vax. – aggiunge poi Monti riferito alle sue parole dell’altra sera – Ho le mie opinioni, ma quello che ho detto da voi non ho minimamente distinto per le posizioni di merito. Ho detto, con una parola infelice, esattamente la stessa cosa che avevo detto ai primi di marzo del 2020, su questa stessa rete a Omnibus. Se ogni canale televisivo, ogni fonte di informazione, dedica 15 ore al giorno di talk show a questo tema fondamentale, appassionante, terribile, e su cui è giusto informarsi, probabilmente c’è un eccesso di informazioni. In qualche misura una analogia con la guerra, con una situazione di grave emergenza, c’è. Quello che io all’inizio di questa pandemia proponevo che cos’era: momenti istituzionali a reti unificati e accordo volontario di autodisciplina tra le televisioni”, conclude.
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