Un’altra presa di posizione di Andrea Crisanti che fa discutere. Non è la prima volta che le dichiarazioni del direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova su Covid e gestione della pandemia sollevano polemiche. È ancora fresco, ad esempio, il ricordo delle sue perplessità in merito al vaccino per i bambini al di sotto dei 12 anni. Parole che gli sono costate diversi ‘processi mediatici’ che lo hanno poi indotto a precisazioni e distinguo. Stavolta a tenere banco sono le sue considerazioni sullo stato di emergenza che il governo Draghi si appresta a prolungare fino al 31 marzo.
“Una possibile proroga dello stato di emergenza in Italia? Dipende a che cosa serve”, dichiara Crisanti intervistato da Adnkronos Salute. “Io penso che uno stato di emergenza che dura due anni non è più uno stato di emergenza. Diventa uno stato di continuità. Lo dico sinceramente: significa che abbiamo una classe politica, e ci metto sia maggioranza che opposizione, che non ha trovato una soluzione di normalità” per affrontare il Covid, attacca il medico
L’Inghilterra che io sappia lo stato di emergenza non ce l’ha, l’America non credo neanche. – fa notare Crisanti – Mi sorprendo che dopo due anni siamo qui. Per andare oltre lo stato di emergenza ci deve essere un accordo bipartisan. E penso proprio che la si dovrebbe trovare questa soluzione bipartisan. Avere il coraggio di fare le leggi per affrontare questa epidemia non in emergenza, ma strutturalmente. Se si fa di corsa lo stato di emergenza, significa che l’Italia con i mezzi normali non è in grado di affrontare l’epidemia. E questa di per sé è un’anomalia”.
Un giudizio durissimo che provoca subito reazioni contrarie. Passano poche ore allora e Crisanti decide di aggiustare il tiro. Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, il professore non torna totalmente sui suoi passi. Ma aggiunge una riflessione al suo ragionamento. “Se lo stato di emergenza non venisse prorogato, migliaia di operatori sanitari si troverebbero senza lavoro”, afferma per cercare di raffreddare le critiche nei suoi confronti.
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