I giochi sono ancora tutti aperti, sia per il Quirinale che per Palazzo Chigi. Protagonista assoluto di questa battaglia politica che si sta consumando dietro le quinte è sicuramente Mario Draghi. Il destino del presidente del Consiglio è ancora tutto da scrivere. Dalle innumerevoli indiscrezioni che ogni giorno saltano fuori dal cilindro degli organi di stampa, non si capisce ancora se Draghi resterà al suo posto di capo del governo, oppure verrà eletto al Quirinale come successore di Sergio Mattarella. In attesa del verdetto, che arriverà al massimo ai primi di febbraio, c’è chi come Dagospia boccia su tutta la linea l’ex governatore della Bce.
“In Consiglio dei ministri, un altro pezzo di Draghi si è sbriciolato. – si legge nella nota di Dagospia riferita al Cdm del 5 gennaio – Vedere il celebrato SuperMario farsi strattonare sulle misure anti-Covid dai rigoristi Pd, Fi e Leu e dalla Lega che minaccia lo strappo su obbligo vaccinale e green pass rafforzato, costretto quindi a una faticosa e penosa mediazione, ha dimostrato che l’ex governatore della Bce non è all’altezza di essere un leader”.
Secondo il blog di Roberto D’Agostino, in pratica, Draghi avrebbe ceduto in parte alle pressioni delle diverse forze politiche, rimaste fedeli e silenti fino a poco tempo fa. A mettere i bastoni tra le ruote dei piani del premier sarebbe stata soprattutto la Lega. Il leader Matteo Salvini sembra infatti intenzionato a cambiare registro nei confronti dei suoi elettori. Visto che il Carroccio è vittima di una inarrestabile emorragia di voti da quando sta votando senza fiatare tutti i provvedimenti voluti dal premier. Anche quello sull’obbligo vaccinale.
“Se ieri Draghi avesse avuto il polso d’acciaio del 2012, quello da whatever it takes, e metteva sul tavolo le sue dimissioni, le sue misure anti-Covid sarebbero passate”, sottolinea ancora Dagospia. Convinto che piegando la testa ai giochi dei partiti, Draghi abbia firmato la sua condanna a morte politica. Naturalmente sono in molti a pensarla in maniera opposta rispetto a Dagospia. E l’attuale premier resta in corsa più che mai per ogni ruolo.
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