Rischia di costare carissimo a Novak Djokovic il tentativo di partecipare a tutti i costi all’Australian Open di tennis. Secondo quanto riportano alcuni media australiani, il campione serbo rischierebbe fino a cinque anni di carcere. È questa la pena massima prevista, infatti, per le persone che forniscono prove false per entrare in Australia. Nel caso di Djokovic, a pesare sono le sue stesse accuse lanciate verso il suo agente che sul visto avrebbe riportato informazioni non corrette su di lui.
“Possiamo rivelare che l’indagine del dipartimento degli Affari Interni sulla star del tennis è stata ampliata includendo la sua violazione delle regole sull’isolamento in Serbia, le errate dichiarazioni sul formulario di ingresso in Australia relativo ai viaggi e le incongruenze sulla data del suo test per il Covid-19”. Così si legge sui due organi di stampa australiani The Sunday Morning Herald e The Age.
Secondo le due testate, le autorità australiane starebbero analizzando in modo approfondito le presunte contraddizioni in cui sarebbe caduto Djokovic. È stato infatti proprio il tennista serbo ad ammettere di aver violato la quarantena da Covid a dicembre perché “mi sono sentito in dovere di condurre l’intervista a L’Equipe perché non volevo deludere il giornalista. Anche se ho preso le distanze sociali e ho indossato una mascherina, tranne quando è stata scattata una fotografia”.
In un post pubblicato su Instagram, Djokovic se l’è presa anche con il suo agente, che avrebbe commesso diversi errori nella compilazione del visto. Infine, il numero 1 del mondo ha voluto rispondere alla “continua disinformazione sulle mie attività e la presenza ad eventi nel dicembre scorso. Quando sono risultato positivo al test per il Covid-19. Si tratta di una disinformazione che ha bisogno di essere corretta”. Insomma, Djokovic respinge le accuse di aver partecipato a manifestazioni pubbliche quando era ancora positivo.
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