È un Massimo Cacciari bifronte quello che si lascia intervistare da La Stampa. Il filosofo si è schierato apertamente contro la gestione della pandemia da parte del governo Draghi, basata su strumenti come green pass e obbligo vaccinale che lui considera inaccettabili. Anche lui, però, recentemente ha dovuto affrontare la sua gogna social, quando ha annunciato di aver fatto la terza dose e aver invocato il rispetto delle leggi finché non si ha il coraggio di cambiarle. Anche di quelle considerate ingiuste. Ora Cacciari rischia di finire nuovamente al centro delle polemiche. Vero che punta il dito contro le presunte bugie di Draghi. Ma è pur vero che vorrebbe anche vederlo riconfermato a Palazzo Chigi.
“Io non sono contro il vaccino. Sono contro questo modo di imporlo, sono contro l’obbligo a chi ha più di 50 anni. Ci sarà un motivo se siamo l’unico Paese al mondo ad imporre l’obbligo vaccinale?”, mette subito in chiaro le cose Cacciari con il quotidiano torinese. Il filosofo dice “basta alle affermazioni false da parte del presidente del Consiglio. Non è vero che il problema nasce dai non vaccinati. Il virus circola anche attraverso i vaccinati. Perché negarlo? Perché dire cose non vere? So bene che il vaccino riduce la circolazione, ma non la annulla. Dire il contrario è una falsità”, attacca.
“E soprattutto ci vogliono spiegare in quale momento torneremo alla normalità, visto che anche con il 90% di vaccinati dobbiamo considerarci in emergenza?”, questa la sua pressante richiesta al governo. “Nei prossimi mesi la situazione diventerà molto difficile. – Prosegue Cacciari – Dovremo rispettare gli impegni presi con l’Europa per avere i fondi del Pnrr, dovremo farlo in una situazione in cui l’inflazione cresce e mangia il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti che hanno un reddito fisso, creando una situazione sociale molto tesa”.
“Mi auguro, ma confesso di avere poche speranze, che in vista di questa situazione i partiti escano dal loro torpore e abbiano un’alzata d’ingegno. – conclude Cacciari – Che trovino un nome per la presidenza della Repubblica che sia di garanzia in un momento tanto complicato. Penso che Marta Cartabia sarebbe un’ottima soluzione che potrebbe unire le forze. Penso invece che Draghi dovrebbe rimanere dov’è oggi a guidare il governo con un presidente di garanzia com’è oggi Mattarella”.
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