Andrea Scanzi considera una vera e propria disgrazia per l’Italia l’eventuale elezione di Silvio Berlusconi al Quirinale. Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, il giornalista del Fatto Quotidiano usa parole durissime per stroncare la candidatura del leader di Forza Italia alla successione di Sergio Mattarella. Termini che sorprendono anche la conduttrice, non certo tenera con il Cavaliere, Inevitabile anche lo scontro verbale con il collega Alessandro Sallusti.
“Tu hai scritto che un Paese democratico che nel 2022 parla seriamente di Berlusconi al Quirinale è un Paese politicamente irrecuperabile e moralmente sottosviluppato. Un po’ esagerato?”, domanda la Gruber al suo ospite. “Mica tanto Lilli. – la contraddice Scanzi – Io ribadisco tutto. Quando parlo di moralmente sottosviluppato mi riferisco a quello che Berlinguer ha chiamato ‘questione morale’. Un Paese che tiene memoria e che ha a cuore la questione morale, può secondo voi seriamente discutere nel 2022 di Silvio Berlusconi capo dello Stato?”, si domanda incredulo.
“Io sono giorni che guardo la tv e ho sempre la speranza che qualcuno arrivi da dentro lo schermo accanto a me e mi dica ‘guarda, sei dentro una serie televisiva e in realtà sei tornato al 1994 o al 1998”, ironizza con amarezza Andrea Scanzi. “Il fatto che noi seriamente stiamo discutendo di questa ipotesi, che per me c’è, secondo me è un fallimento di questo Paese”, affonda ancora il colpo il giornalista.
“Sui giornali si può leggere una trama allucinante. – prosegue Scanzi – E cioè che il pregiudicato Verdini dà consigli a Dell’Utri, pure lui pregiudicato, per fare eleggere Berlusconi, pure lui pregiudicato. Ma una serie tv si ferma molto prima di arrivare ad un simile scenario horror. Auguro a Berlusconi di vivere 100mila anni perché mi sta pure simpatico. Ma noi vorremmo mettere a capo dello Stato uno che è stato condannato in via definitiva per frode fiscale? È ovvio che siamo di fronte ad un fallimento di tutti noi anche solo nell’ipotizzare questo scenario. Se Berlusconi dovesse vincere al quarto scrutinio, credo che nella storia repubblicana sarebbe il punto più basso”, conclude.
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