C’era grande attesa per la nuova udienza che ha per imputato Patrick Zaki che avrebbe dovuto svolgersi al tribunale di Mansoura, in Egitto, nella giornata dell’1 febbraio. E, invece, i giudici egiziani hanno deciso all’ultimo momento di aggiornare il processo al 6 aprile prossimo. Lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna dovrà dunque attendere ancora più di due mesi per conoscere il suo destino processuale e di vita. Intanto, diversi organi di stampa italiani avevano contattato il ragazzo per sentire le sue impressioni.
“Certamente non è una notizia positiva per tutti coloro, Patrick per primo, che speravano che questa udienza fosse l’ultima. – afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, all’Adnkronos – Speriamo che questa libertà, che negli ultimi giorni è stata provvisoria, il 6 aprile diventi definitiva. Non è chiaro il motivo per cui è stato deciso il rinvio. Ma si tratta di un tempo lunghissimo, oltre due mesi. Continuerà questo periodo d’attesa che separa Patrick dal desiderio legittimo di riprendere la sua vita normale e noi saremo accanto a lui”, promette Noury.
“Non ho garanzie sulla decisione finale, in questi casi cerco sempre di restare ottimista. Naturalmente spero che vada bene”, ha confidato Patrick Zaki all’agenzia di stampa Dire, poco prima della notizia del rinvio del suo processo.
“Sto bene. – confessa invece a Repubblica – In cella ho imparato che i giorni di libertà vanno goduti a uno a uno. Comunque, devo confessare che le ultime settimane non sono state facili: ho dovuto imparare di nuovo a vivere, a usare la tecnologia, a stare con le persone. Da quando sono stato rilasciato, la mia missione è stata tornare a far parte della società. Non posso dire che non sia successo nulla, perché quella del carcere è stata un’esperienza lunga e difficile ma sto cercando di elaborare e di andare avanti con la mia vita”.
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