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Scontro Capezzone-Labate a Quarta Repubblica: “Ma che ca… di Paese siamo?”

Nervi tesi nello studio di Quarta Repubblica. Protagonisti del battibecco in diretta tv sono stavolta due giornalisti. Si tratta di Daniele Capezzone, ospite fisso di Nicola Porro, e della firma del Corriere della Sera Tommaso Labate. Il primo protesta contro l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per gli over 50. Il secondo rivendica il fatto che sia giusto vaccinarsi anche per lavorare. Opinione che fa esplodere Capezzone.

Daniele Capezzone contro Tommaso Labate

“È stato creato un clima violento, disumano, cattivo, schifoso. Questa sera le terapie intensive sono al 12%. Non c’è nessun problema sanitario. Per quale ragione domani mattina un milione di italiani non potranno andare a guadagnarsi il pane? Perché?”, si domanda provocatoriamente Capezzone. “Ma perché non fanno il vaccino”, commenta allora Labate.

“Voi che dite di essere di sinistra, e non c’è niente da ridere, – prosegue Capezzone bacchettando gli altri ospiti in studio – due ragazzini di 12-13 anni, non vaccinati. Il figlio del ricco il papà lo porta in macchina a scuola e lui ha il suo diritto allo studio. Il figlio del povero non può salire sull’autobus. Vergognatevi, non avete detto niente su questa cosa. Non avete detto niente su uno di 50 anni che non può andare a ritirare la pensione. Ma che caz… di Paese siamo diventati?”, sbotta a quel punto il giornalista.

“Ma guardate che poi sembra che tutto diventa normale. Non è così. – prosegue il suo sfogo Capezzone – Chiudo con una proposta. Perché dopo aver detto una cosa radicale, vi propongo la cosa più riformista e spero che nessuno dica no. A me queste norme fanno schifo. L’intero sistema mediatico italiano, esclusi La Verità, Porro e Giordano, ha martellato come in un regime. Io ora chiedo una sola cosa. Ma almeno, se avete dignità, – si rivolge al premier Draghi e al ministro Speranza – ci volete dare almeno i parametri oggettivi, sceglieteli voi, in base ai quali questa roba sparisce. Noi non possiamo stare in un Paese come Giucas Casella che diceva alla signora ‘quando lo dirò io!’. Non può funzionare così”, conclude.

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