Nella mattinata di mercoledì 23 marzo, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà del M5S, si presenta nell’Aula di Montecitorio per annunciare che il governo Draghi porrà la questione di fiducia sul decreto Covid che introduce l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 fino al 15 giugno e collega la possibilità di recarsi al lavoro solo al possesso del Super green pass. Seguono attimi di tensione, provocati soprattutto dalle proteste dei deputati ex pentastellati di Alternativa c’è.
Il provvedimento è ancora in prima lettura alla Camera. Dovrà dunque passare anche l’esame del Senato, prima di essere approvato non oltre l’8 marzo, pena la decadenza del decreto. La chiama per il voto di fiducia è prevista per il giorno dopo, giovedì, alle ore 10 e 25. Mentre le dichiarazioni di voto avranno inizio alle 8 e 45. Terminato il voto di fiducia, la seduta di Montecitorio proseguirà con l’esame degli ordini del giorno, per poi passare al voto finale.
Quando viene annunciato l’intervento di D’Incà per annunciare la fiducia, i banchi del governo sono già parzialmente occupati dai deputati di Alternativa c’è. Appena il ministro comincia a parlare, la sua voce viene coperta da proteste e insulti. Al suo indirizzo vengono anche lanciati diversi fogli di carta. Su uno di questi c’è scritto ‘Draghi contro salute e lavoro’. Lui prosegue il suo intervento come se nulla fosse. Ma la tensione tutta intorno è palpabile.
Le proteste di alcuni deputati seguono alle tensioni registrate nei giorni scorsi in commissione Affari sociali di Montecitorio. Qui la Lega di Matteo Salvini ha presentato un emendamento che, se approvato a maggioranza, avrebbe fatto decadere tutte le restrizioni, green pass compreso, allo scadere della fine dello Stato di emergenza, fissato per il 31 marzo. Blitz del Carroccio fallito, ma dopo le incertezze registrate dai colleghi di Forza Italia e M5S.
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