Sta diventando un vero e proprio giallo politico l’accordo sottoscritto nel 2017 tra la Lega di Matteo Salvini e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Secondo quanto riporta Repubblica, nelle ultime ore si è innescata la polemica sull’opportunità che un patto di scambio di informazioni di questo tipo sia ancora in piedi, nonostante l’invasione russa dell’Ucraina. Dal Carroccio arrivano reazioni contrastanti, ma c’è anche chi giura che quell’accordo non è stato mai attivo.
È il 6 marzo del 2017 quando Matteo Salvini, durante il suo viaggio a Mosca, ha un colloquio bilaterale con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. In quell’occasione il segretario della Lega firma un documento congiunto con il partito del presidente russo Putin, rappresentato dal vice segretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali, Sergei Zheleniak. Nelle premesse dell’accordo c’è “un partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana”.
L’intesa, da quanto si apprende, si rinnoverebbe in maniera tacita ogni cinque anni. E scadrebbe tra soli cinque giorni. A meno che una delle due parti “non notifichi all’altra entro e non oltre sei mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso”. Termine dunque già scaduto da tempo. Fonti della Lega assicurano che l’accordo con Russia Unita non sarebbe però più operativo.
Ma a contribuire a coprire tutto con un alone di mistero ci pensa, forse involontariamente, il deputato leghista Guglielmo Picchi. Rispondendo su Twitter al sindaco Pd di Bergamo, Giorgio Gori, che gli chiedeva di annullare quell’intesa, Picchi prima dichiara che “è già stata disdetta”. Ma poi cambia versione spiegando che l’accordo del 2017 venne firmato sì da Salvini, ma nelle vesti di segretario della Lega Nord e non della attuale Lega per Salvini premier. “Un’altra scatola giuridica, pur con lo stesso vertice politico”, spiega Repubblica riassumendo le parole dell’onorevole.
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